Da ieri l’idolo degli italiani, che hanno la cotta facile, è diventato il presidente francese Emmanuel Macron perché ha reso obbligatorio il Green Pass, ossia il Certificato Digitale Covid, per partecipare alla vita sociale, ovvero per recarsi al bar, al ristorante, al cinema, salire a bordo di un aereo o di un treno. Tale provvedimento ha generato in sole 24 ore un boom di 2 milioni di prenotazioni. Il governo italiano, incoraggiato dai sedicenti esperti (tanto ignoranti in materia di diritto quanto arroganti), sta valutando l’ipotesi di seguire il modello francese allo scopo di indurre alla vaccinazione coloro che hanno legittimamente scelto di non sottoporsi alla iniezione.

Rendere obbligatoria l’esibizione del green pass per mangiare una pizza in un locale o bere un caffè in un bar rappresenta una strategia per costringere alla vaccinazione i cittadini senza introdurre, almeno per il momento, un vero e proprio obbligo vaccinale, il quale per di più comporterebbe a carico dello Stato l’onere di risarcire coloro i quali potrebbero riportare eventuali danni permanenti e non in seguito alla inoculazione dell’antidoto. Per questo si tratta di un abuso, un ricatto bello e buono a cui si pretende di dare una parvenza di legalità.

Come se non bastasse, il green pass obbligatorio per poter svolgere normali attività produce inevitabilmente una discriminazione tra chi è vaccinato e chi non lo è. Il primo potrà vivere in società, il secondo ne sarà escluso a causa della sua decisione – lecita – di non immunizzarsi contro il coronavirus, a meno che, a sue spese, non si faccia tamponare ogni volta che abbia voglia di bere un cappuccino o guardare un film sul grande schermo o andare a cena fuori, magari ogni due o tre giorni.

È evidente che, dando luogo a forme di differenziazione tra le persone che sono tutte uguali, senza distinzioni di razza, sesso, religione, opinioni politiche, l’obbligatorietà del certificato verde per potere vivere in società è assolutamente incostituzionale. Nonostante ciò, Macron viene lodato da queste parti e lo si eleva a modello da seguire, lo si considera politico illuminato, intelligente, responsabile, quando, in verità, esprimendo in modo plateale un irrecuperabile disprezzo delle libertà fondamentali. Il che è gravissimo per un Paese il cui motto dal Settecento è “Liberté, ègalité, fraternité”.

Siamo stati privati della socialità troppo a lungo. Speravamo che giunto il vaccino e messi al riparo gli individui più fragili avremmo potuto recuperare condizioni esistenziali più umane nonché l’esercizio delle nostre libertà, invece no, non basta mai. L’immunizzazione deve essere totale, a tappetto, coprire ogni fascia d’età, includendo persino i minori, i quali sono nella stragrande maggioranza asintomatici. Così, adesso, per ottenere codesto risultato i governi adottano metodi mafiosi come l’intimidazione: “Non potrai avere una vita sociale né essere libero finché non ti sarai fatto pungere”. Quando si arresterà questa deriva autoritaria? Ma, soprattutto, dove ci sta conducendo?

All’orizzonte non si intravede nulla di positivo.

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