Mentre il governo valuta di ricalcare il modello francese imponendo agli italiani l’obbligo di esibire il green pass per accedere a bar, ristoranti, mezzi di trasporto pubblici, cinema, teatri, palestre, continuano gli sbarchi illegali sulla nostra penisola. Dal primo gennaio ad oggi sono pervenuti sulle nostre coste quasi 25 mila extracomunitari, esattamente 24.622, di cui 4.470 di nazionalità tunisina e 3.890 di nazionalità bengalese, nonostante nei Paesi di provenienza non sia in corso alcuna guerra e la temuta variante Delta stia imperversando.

Ecco perché, alla luce di tutto ciò, risulta ipocrita l’atteggiamento rigido e intransigente assunto dall’esecutivo nei confronti dei non vaccinati, i quali, accusati di essere pericolosamente infetti, rischiano di ritrovarsi a breve esclusi dalla partecipazione alla vita sociale per avere legittimamente scelto di non farsi inoculare un vaccino ancora in fase sperimentale. Insomma, non appare logico pretendere, da un lato, di limitare i non immunizzati, ghettizzandoli; dall’altro, seguitare ad aprire porti, porte, braccia e portafogli a stranieri che migrano in Italia senza uno straccio di documento, altro che passaporto vaccinale o green pass!

Non è possibile che nel Bel Paese i cittadini italiani siano sempre più soffocati da obblighi e divieti e che i clandestini godano di ogni diritto. Questi ultimi possono viaggiare senza tampone e senza vaccino, mentre un cittadino italiano per rientrare a casa sua deve compilare un documento che si chiama “autodichiarazione giustificativa per l’ingresso in Italia dall’estero”.

Dunque, ricapitolando, se arrivi nel Bel Paese con il gommone, vieni accolto e mantenuto. Se arrivi da cittadino italiano, devi dimostrare di essere sano, di non essere contagioso, di non rappresentare un pericolo pubblico, altrimenti non puoi rientrare nella tua patria. Va da sé che tutto ciò produce danni ingenti, essendo diseducativo: il migrante si convince che qui tutto gli sia permesso, perdonato, regalato, e quindi avanza pretese su pretese senza mai maturare la consapevolezza, essenziale per vivere in società, che esistano pure dei doveri. Dal punto di vista, invece, del cittadino italiano, questa differenza di trattamento genera un sentimento di malcontento unito a un senso di ingiustizia, egli si sente maltrattato: se i contagi lievitano è colpa sua; se non si vaccina, deve essere rinchiuso; se non si tampona, non può muoversi; se non si piega ai ricatti dello Stato, perde i suoi diritti, persino quelli fondamentali.

Decine e decine di italiani si trovano all’estero e non possono rientrare in Italia essendo risultati positivi o essendo venuti a contatto con soggetti positivi, nel mentre approdano sui nostri litorali migliaia di individui, finti profughi (dato che chi arriva da Tunisia e Bangladesh, così come da altri Stati non può essere ritenuto tale), i quali sovente si rivelano portatori della variante indiana da cui esecutivo ed esperti ci mettono in guardia.

Importiamo individui contagiosi o potenzialmente contagiosi in massa, ma imponiamo a chi ha cittadinanza italiana di giustificare l’ingresso nel suo proprio Paese. Una volta si chiamava “popolo sovrano”, ora vogliono trasformarlo in “popolo somaro”.

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