I giornali italiani e non soltanto questi hanno definito i 15 mila manifestanti scesi oggi in piazza a Berlino “negazionisti” o “estremisti di destra”, sebbene essi non neghino affatto l’esistenza del coronavirus, bensì chiedano il ripristino delle libertà fondamentali, che sono state compresse troppo a lungo con la scusa della pestilenza, e di estremo abbiano soltanto il desiderio di tornare a sorridersi e ad abbracciarsi, gesti tuttora vietati. La prova che non è il negazionismo lo spirito che ha animato il corteo è il nome dato dagli organizzatori a questo evento: “La fine della pandemia – Giornata della libertà”.

Di fatto non si può mettere termine a qualcosa che non esiste. Il Covid-19 c’è, tuttavia è tempo di tentare una convivenza che consenta il ritorno ad una esistenza quasi normale, liberi dalla paura, anzi dal terrore della seconda ondata, che paralizza sia l’individuo che il sistema sociale ed economico. I manifestanti non hanno rispettato le regole sul distanziamento sociale e in pochi indossavano il dispositivo di protezione individuale, tanto che la polizia ha annunciato su Twitter che ha già presentato un reclamo contro chi ha organizzato la manifestazione per “mancata conformità alle norme igieniche”. Gli slogan più in voga sono stati: “Mostrami il tuo sorriso”, un invito esplicito a buttare via la mascherina; “Siamo rumorosi perché la nostra libertà viene rubata”, “La seconda ondata siamo noi”.

Contro i 15 mila hanno marciato parallelamente le “nonne contro l’estrema destra” che hanno tacciato i manifestanti di essere nazisti. Insomma, chi chiede la salvaguardia dei diritti fondamentali viene accusato di nazismo e fascismo un po’ ovunque. Non solo in Italia. Eppure nazismo e fascismo sono stati regimi dittatoriali che semmai le libertà le hanno soffocate, altro che pretenderne la salvaguardia.

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