Cosa spinge un genitore a caricare su un gommone il figlio, addirittura neonato, allo scopo di giungere clandestinamente in un altro continente affrontando un mare minaccioso? I buonisti rispondono sicuri: “La disperazione”. Insomma, la disperazione sarebbe tanta da rendere l’ipotesi di crepare e soprattutto di fare crepare in una maniera atroce la propria creatura indifesa del tutto secondaria rispetto ai rischi e al patimento determinati dallo stare dove ci si trova o dal cercare alternative via terra, nelle vicinanza, senza avventurarsi in mare aperto.

Queste argomentazioni non reggo tuttavia davanti ad una evidenza che ci racconta tutt’altra realtà. Gli stessi migranti pervenuti illegalmente in Italia, sfidando le onde, talvolta si avventurano – con prole al seguito – in un viaggio forse ancora più pericoloso, ovvero l’attraversamento del canale della Manica, che separa la Gran Bretagna dall’Europa continentale. Si tratta di un mare gelido che collega il Mare del Nord all’oceano Atlantico, quindi sottoposto a correnti imprevedibili, a venti dalla potenza mostruosa. Eppure, in qualsiasi stagione, extracomunitari, già giunti in Italia e passati in Francia, tentano di toccare le coste inglesi giocandosi la pelle, pur trovandosi già in un territorio libero da guerre, carestie, fame, insidie. Insomma, senza dubbio non si tratta di profughi provenienti dalla guerra di Francia, che non esiste. Questi individui, adulti e vaccinati (come si usa dire), scherzano con la propria esistenza, ma non hanno alcun diritto di scherzare con l’esistenza della prole, ossia di bimbi che non possono decidere autonomamente se salire su un barchino in pieno inverno per provare a trasferirsi in Inghilterra. È evidente che le motivazioni che inducono babbo o mamma a porre in pericolo il pargoletto non sono quelle nobili rivendicate dai progressisti, bensì la mera voglia di insediarsi là piuttosto che qua seguendo le vie illegali al fine di realizzare il proprio obiettivo.

Dal primo gennaio ad oggi in Gran Bretagna sono sbarcati partendo dalle coste francesi circa mille migranti, tra questi anche infanti. A marzo gli arrivi hanno avuto un incredibile incremento, in un solo giorno 115. Nel 2020 oltre 9.500 clandestini, nonostante la pandemia in corso, la Brexit e il potenziamento dei controlli, hanno attraversato la Manica. Numeri quadruplicati rispetto all’anno precedente. Sovente le autorità francesi intercettano in mare gli immigrati con figli in condizioni di congelamento, dunque li soccorrono e li riportano indietro. Le stesse autorità hanno dichiarato di avere registrato nel 2020 un totale di 868 incidenti verificatesi nel corso di tentativi di attraversamento del canale.

Codesti trasbordi di quella che viene considerata “merce umana” sono organizzati e gestiti dai contrabbandieri, ovvero dai trafficanti di esseri umani, il cui business si estende dall’Africa all’Europa del Nord. I genitori, ovviamente, su cui gravano precisi obblighi giuridici (oltre che morali) di cura, non si fanno scrupoli nel mettere nelle mani luride di questi criminali i propri bambini. Tuttavia, non osate sottolinearlo, i buonisti vi truciderebbero adducendo le loro tesi che fanno acqua da tutti i pori.

I governi francese e inglese, lo scorso novembre, hanno firmato un nuovo accordo. La Gran Bretagna si impegna a versare significativi contributi in cambio di un aumento delle pattuglie di polizia davanti alle coste francesi, affinché le imbarcazioni vengano bloccate prima di entrare nelle acqua territoriali inglesi. Tuttavia, per adesso, le traversate sono lievitate. L’esecutivo inglese non transige: i migranti che hanno viaggiato attraverso un Paese sicuro, quale è la Francia, non possono essere ammessi. Non sono profughi. Sono soltanto migranti economici che agiscono senza alcun rispetto della legge. Solamente l’Italia seguita ad accogliere e mantenere chiunque, inclusi coloro che provengono da Stati sicuri, come la Tunisia.

Dal primo gennaio al 13 marzo abbiamo aperto le braccia a 6.042 extracomunitari, sebbene siamo alle prese con l’epidemia e con le varianti del virus.

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