L’ingovernabilità, determinata da leggi elettorali fatte con lo scopo di non consegnare il Paese agli avversari politici, ha costituito in questi anni la scusa adoperata dalla sinistra per governare sempre. Dal 2013 la sinistra perde eppure governa, o perde, finge di gettare la spugna, ma poi governa comunque. Punto e basta. Ce li ritroviamo sempre lì quei personaggi politici che godono sempre meno di credibilità, raccolgono sempre meno voti, sono sempre più invisi agli italiani, eppure tengono in mano le redini dell’Italia, pensiamo ad esempio a individui come Matteo Renzi o Roberto Speranza, il cui consenso è sotto il 3%.
Persino la destra lo ha capito: per governare occorre essere di sinistra. E negli ultimi mesi abbiamo visto un partito come la Lega, dalla forte identità una volta, impegnato nel tentativo di dimostrare a tutti, in primis al tecnico Draghi per entrare nelle sue grazie, una conversione autentica e spontanea. A tutti forse meno che ai propri elettori, al cospetto dei quali si tenta sempre di correggere il tiro, tuttavia ciò non basta per dissipare quella tempesta di dubbi e perplessità che affliggono oggi l’elettore leghista, che a stento si riconosce in un partito che, chiuso nei palazzi, vota a favore di quei provvedimenti che fuori dai palazzi ha combattuto e combatte.
L’unico partito che non ha avuto particolari problemi nell’adattarsi a questo stato di cose è il Movimento Cinque Stelle, che per sua natura e sua ammissione è borderline, è tutto e niente, è destra e sinistra, ma non è né una né l’altra. I cinquestelle, che non volevano stare con nessuno, possono stare con chiunque, non fanno più gli schizzinosi come quando, nel 2013, varcarono le soglie delle istituzioni al grido: “Noi non ci alleiamo con nessuno”. Poi si sono alleati con tutti, e non si limitano solo a questo: i grillini non si alleano e basta, essi si allineano, diventano come l’alleato con cui stanno e questo fenomeno è più che mai evidente da quando vanno a braccetto con il Pd, quel Pd i cui esponenti definivano “merde”, “mafiosi” , “ladri”, e così via, però “erano altri tempi”, oggi i cinquestelle sostengono di essere cresciuti, maturati, tanto da mandare a quel Paese Casaleggio jr, liberandosi in tal modo della scocciatura di dovere devolvere ogni mese all’Associazione Rousseau da questi presieduta i 300 euro mensili. Infatti, questa è l’unica ragione per la quale il figlio del fondatore del Movimento è stato scaricato: l’interesse, il mero interesse. Adesso c’è l’avvocato del popolo, Giuseppe Conte, il presidente del M5s. Ovviamente di sinistra. Anche questi, come Matteo Renzi, aveva garantito che si sarebbe ritirato dalla scena politica e anche questi è sempre piazzato lì, non molla, avvinghiato alla politica come l’ostrica di Verga allo scoglio.
E, a proposito del fiorentino, Renzi, allora segretario del Pd, aveva affermato, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, “staremo all’opposizione, come hanno deciso gli italiani”. E dopo poco più di un annetto eccolo di nuovo dentro l’esecutivo, autore del matrimonio con il M5s. Ma tutto, sia ben chiaro, per salvare il Paese dal fascismo, da questo pericolo che incombe sull’Italia, dove tuttavia l’estrema destra non esiste, basti considerare che i partiti ritenuti estremisti non sfiorano neppure lo 0,50% allorché si va alle urne.
Insomma, la sinistra ci salva dal fascismo, dal nazismo, dal razzismo, dal maschilismo, dall’omotransfobia, le vere emergenze nazionali. Intanto però, solamente dal 2017 ad oggi, la sinistra stessa ha accolto in Italia 221.170 sedicenti profughi. E negli anni precedenti i numeri sono stati di gran lunga più elevati. I progressisti, inevitabilmente perdenti, non si arrendono: pretendono di stare all’interno delle stanze dei bottoni. Impongono la loro egemonia. Ed è così che siamo diventati l’unico Stato che compone il sistema internazionale in cui è possibile accedere e insediarsi senza documenti, per di più in massa, parliamo di picchi di mille clandestini al dì sbarcati sulle nostre coste. La sinistra ha pienamente legittimato la clandestinità, anzi, se il migrante è clandestino è accolto con maggiore riguardo, salvo poi gettarlo sulla strada come un sacco della immondizia a Roma. Già, perché i radical-chic non sono affatto buoni, sono semmai buonisti… E c’è una bella differenza.