La paura di infettarsi e di infettare i propri cari, l’isolamento forzato e prolungato, la mancanza di contatto fisico, la perdita del lavoro, il lutto, il generale clima di incertezza stanno contribuendo all’aumento non soltanto delle dipendenze da droghe, alcol, farmaci, internet, ma anche all’incremento di disturbi quali ansia, insonnia, attacchi di panico, depressione. Ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme riguardo le conseguenze dell’evento traumatico costituito dalla epidemia nonché delle misure volte al contenimento del contagio sulla salute mentale, da sempre trascurata dagli Stati che compongono il sistema internazionale, colpevoli di un cronico sottofinanziamento di essa (prima della pandemia i Paesi spendevano in media meno del 2% dei loro bilanci sanitari per la salute mentale). Oltretutto, il morbo ha interrotto i servizi psichiatrici nel 93% dei Paesi del mondo, mentre la richiesta di queste prestazioni è in crescita, come ha evidenziato un recente sondaggio dell’OMS.

Secondo quest’ultima, è necessario ricostruire un nuovo modello di sanità che non reputi secondario il benessere psichico rispetto a quello fisico, dal momento che i due aspetti sono strettamente connessi. In base all’Atlante della Salute Mentale, rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relativo ai dati del 2017, nonostante i progressi registrati sul fronte dell’assistenza sanitaria rispetto al 2014, seguitiamo a sottovalutare l’importanza delle patologie che attengono la mente e ciò emerge chiaramente soprattutto allorché prendiamo in considerazione la carenza di operatori sanitari rispetto ai reali bisogni della società e l’irrisorietà della spesa pubblica destinata alla salute mentale (nei Paesi a reddito medio-basso 1 euro annuo pro-capite, in quelli a reddito alto poco più di 80 dollari annui pro-capite). Eppure l’investimento nelle cure psichiatriche si traduce in profitto. Risulta infatti che per ogni dollaro impiegato da uno Stato per aiutare i pazienti che soffrono di ansia e depressione ve ne siano cinque di ritorno, in quanto migliora l’operosità dei soggetti e il loro complessivo stato di salute. Dunque, la comunità intera ne beneficia. Del resto, quasi un trilione di dollari di produttività economica vengono persi ogni anno solo a causa di depressione e ansia (OMS).

La prossima emergenza potrebbe riguardare proprio la salubrità psichica. Forse ci siamo già dentro fino al collo, sebbene la problematica debba ancora esplodere in tutta la sua gravità. L’Italia eroga in cure di tipo psichiatrico 75,5 euro annui pro-capite, che rappresentano il 3,5% della spesa sanitaria complessiva. È poco, in particolare perché sta affiorando un massiccio bisogno di assistenza, a cui occorrerà fornire risposta.

Tuttavia, a preoccupare è soprattutto la scarsità di psichiatri infantili. In pratica, bambini e adolescenti non sono assistiti, sebbene siano la parte più fragile della società e stiano patendo più degli adulti gli effetti devastanti delle chiusure e della proibizione della socialità. Abbiamo soltanto poco più di uno psichiatra infantile ogni 100 mila abitanti (750 in totale), meno di 6 psichiatri, neppure 4 psicologi (Atlante della Salute Mentale 2017).

La pandemia non ci ha insegnato nulla. Dei 209 miliardi del Recovery Fund il governo ha ritenuto che 9 miliardi (ossia il 4,6%) alla Salute siano più che sufficienti. Intanto di salute mentale ci ostiniamo a non parlare, impegnati come siamo a discutere esclusivamente dei dati relativi a contagiati e morti di coronavirus. Pagheremo il costo materiale di questa assurda miopia. E le vittime della solitudine in cui siamo tutti imprigionati già si contano. Una di queste è Antonella, la bimba palermitana di 10 anni che la scorsa settimana si è strangolata chiusa in bagno. “Voleva essere la star di Tik Tok”, ha dichiarato il padre, il quale ha aggiunto di non mandare “per adesso” le sue figlie a scuola “per paura del coronavirus”. In casa sua però si era già insinuato un male ben più pericoloso del Covid-19.

Ci si rifugia in un mondo virtuale, ricco di insidie, per tentare di creare uno pseudo-contatto con gli altri, irraggiungibili. Gli istituti scolastici, luoghi di educazione ma pure di socializzazione, permangono sigillati. Che ne sarà di questi fanciulli?

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