L’Italia è una Repubblica democratica. Questo è pacifico. Ma gli italiani tanto democratici non sono, in particolare quella classe politica giallorossa che ha gestito, con risultati deludenti l’emergenza sanitaria, individuando nella violazione sistematica dei diritti fondamentali una sorta di cura, o almeno un rimedio ritenuto efficace. Non è democratico il Pd che pretende di imporci quali termini adoperare e mira ad istituire un nuovo reato di opinione, mediante il Ddl Zan contro l’omofobia, nell’epoca in cui ci si è resi conto che i reati di opinione, retaggi dell’oscura epoca fascista incompatibili con la Costituzione che salvaguarda la libertà di pensiero, andrebbero aboliti proprio perché incostituzionali. Non è democratico il M5s che ha dimostrato simpatia nei confronti dei tiranni latinoamericani e pure asiatici e ha strizzato l’occhio a movimenti sovversivi e aggressivi come quello francese dei gilet gialli. I cinquestelle sono contrari al principio della presunzione di innocenza, ma solo quando indagati o imputati non sono grillini, inoltre non hanno dato prova di possedere un elevato rispetto dei valori fondativi della Repubblica, come il lavoro e altre libertà essenziali, represse mediante decreto da Giuseppe Conte, ex avvocato del popolo che adesso è leader del Movimento. E cosa dire del fondatore di Italia Viva, Matteo Renzi, abilissimo nelle manovre di corridoio? Costui, invece di prenderne le distanze, incontra il principe saudita Mohammed bin Salman, che non condivide esattamente i nostri valori, mettiamola così. Tacciamo Erdogan di essere un dittatore senza scrupoli e quando questi ci accusa di non potere noi fornire lezioni di democrazia ce la prendiamo, ci sentiamo insolentiti, sebbene il turco non abbia tutti i torti. Sarebbe il caso di ammetterlo. Non abbiamo formalmente un duce, grazie a Dio, ma in Italia vige una sordida e addirittura violenta dittatura, quella del pensiero. Occorre pensarla in una certa maniera per essere accettati, potere lavorare, non essere censurati, pure per non essere processati e magari spediti dietro le sbarre. Eventualità non remota dato che il Ddl Zan prevede pene severissime a carico di chi esprime una opinione contraria al politicamente corretto in relazione a determinate tematiche. Insomma, è così che finiremo: processati e mandati in gattabuia soltanto perché abbiamo confessato ciò che realmente abbiamo in testa, in cella non per una condotta illecita bensì per pensieri illeciti. Un tempo si chiamava “onestà intellettuale”, oggi è un vero e proprio crimine. Ed è così che la sinistra punta ad estendere quella egemonia culturale tanto cara a personaggi di spicco della sua compagine come il ministro della Salute Roberto Speranza. La guerra a parole innocenti come “mamma” e “papà”, ora reputate offensive, serve a modellare la mente, ad educare, nell’ambito del vigente Stato etico, la società in base ad una unica visione considerata accettabile. Tutto ciò contraddice quella libertà di pensiero che sta alla base della democrazia. Dunque, si sta compiendo un delitto contro quest’ultima. Tuttavia, i fautori di codesta società di cervelli appiattiti e di encefalogrammi piatti vorrebbero farci persino credere che sia per nobile amore della libertà che essi intendono comprimere la libertà di espressione. Insomma, ognuno è libero di pensarla come gli pare purché questo modo di pensarla sia quello indicato dalla sinistra. Oppure tanto peggio per lui.

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