Il bilancio del mese che ci siamo appena lasciati alle spalle è disastroso: in 31 giorni sono sbarcati illegalmente sulla nostra penisola 7.068 migranti, per una media di 228 al giorno, circa 10 ogni ora. Lo scorso luglio, invece, quando a capo del Viminale c’era il leader della Lega Matteo Salvini, giunsero sulle nostre coste 1.088 clandestini.

Nonostante quest’anno siamo alle prese con una pandemia che imporrebbe la chiusura delle frontiere finché anche gli altri Stati non arginano la diffusione del coronavirus, la necessità di adottare misure profilattiche che tutelino i cittadini italiani non induce il governo giallorosso a porre un deciso freno all’immigrazione illegale, che – paradosso – mai come in questo periodo, da quando è cominciata questa legislatura, è stata tanto selvaggia.

Il BisConte soltanto a parole si professa preoccupato per una possibile seconda ondata di contagio, nei fatti sembra agevolarla spalancando le porte a individui che provengono proprio dalle aree più infette, Tunisia e Bangladesh, primi due Paesi di origine degli immigrati che stiamo accogliendo senza sosta.

Precisamente, dal 1 gennaio al 31 luglio dell’anno in corso sono pervenuti in Italia 5.806 tunisini (40% dei migranti) e 2.159 bengalesi (15%). Non soltanto l’esecutivo non mostra la benché minima intenzione di ostacolare i flussi migratori irregolari, ma per di più, con il via libera delle Camere al processo al leader della Lega, la maggioranza ha statuito tacitamente un concetto pericoloso: un ministro che protegge i confini deve essere processato, poiché compie un atto illegittimo, che non rientra nelle sue prerogative e nei suoi doveri. In poche parole, egli si macchia di un reato penale.

Si è creato così un precedente ed è emerso un principio che scardina la sovranità stessa dello Stato. Infatti, se un ministro non può impedire ai clandestini di invadere quotidianamente il Paese ciò significa che il Paese in questione non ha frontiere ed una entità statale senza frontiere si decompone. Ciò si desume da un rigoroso sillogismo: lo Stato è tale poiché ha dei confini che distinguono il dentro dal fuori; uno Stato in cui chiunque può entrare come gli pare è uno Stato senza confini; uno Stato senza confini non esiste.

Insomma, i giallorossi hanno amputato l’Italia, nonché il suo popolo, del potere sovrano legittimando un sistema criminale che ci rende a tutti gli effetti terra di nessuno, per ciò stesso usurpabile. Il concetto è passato forte e chiaro: prepariamoci ad un agosto bollente. Se a luglio siamo stati travolti da uno tsunami di oltre 7 mila extracomunitari, ora, con la benedizione del governo, presieduto dall’avvocato del popolo africano, gli invasori saranno molti di più.

Del resto, è Salvini a sbagliare, non chi consente questa occupazione legalizzata, la quale inoltre amplifica il rischio di una nuova estensione del contagio, stavolta su scala nazionale, dato che i migranti approdano in Sicilia e in Calabria e poi vengono trasportati da una parte all’altra dello stivale.

Dalle statistiche del dicastero dell’Interno risulta che la più alta percentuale di sedicenti profughi si trova in Lombardia (13%) ed Emilia Romagna (10%), seguono Piemonte (9%), Lazio (9%), Sicilia (8%), Campania (7%), Veneto (6%), Toscana (6%), Puglia (5%), Calabria, Liguria e Friuli Venezia Giulia (4%) e così via.

La tanto decantata distribuzione dei migranti che avrebbe dovuto realizzarsi, secondo quanto ci aveva garantito con i consueti toni trionfalistici Giuseppe Conte lo scorso autunno, tra i Paesi dell’UE, sta avvenendo tra le regioni italiane. Del resto, i nostri partner europei non sono mica scemi: non sono disposti a incamerare disoccupati da mantenere, spesso positivi al corona, privi della volontà di integrarsi e di rispettare le nostre regole, incluso l’obbligo di quarantena, come dimostrano le quotidiane fughe in massa dai centri di accoglienza.

Il governo ha reso il Bel Paese un bordello. Purtroppo a farne le spese sono sempre i suoi abitanti.

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