Lo aveva messo in luce pure Indro Montanelli: “La sinistra ama talmente i poveri ché ogni volta che va al potere li aumenta di numero”. Peccato però che dopo avere favorito la moltiplicazione della indigenza scelga di nascondere alla propria vista l’immagine desolante della miseria, che risulta sempre così poco chic. È questo il caso, ad esempio, della giunta di centro-sinistra di Cuneo, la quale si è accorta che di recente in città, anche a causa della crisi economica innescata dall’adozione prolungata delle misure volte al contenimento del contagio da coronavirus, i senzatetto sono cresciuti a dismisura.

Eppure per chi amministra la cittadina non è già questo il problema da affrontare e risolvere. Ad affliggere assessori e sindaco è l’urgenza di occultare sotto il tappeto questa piaga sociale impedendo a chi si ritrova senza fissa dimora la possibilità di dormire sul marciapiede. Il primo cittadino cuneese, Federico Borgna, ha spiegato che “allorché le persone non arrivano da sole a comportarsi con buonsenso, servono delle regole e delle sanzioni”, come se uno decidesse di stare all’addiaccio per mancanza di buonsenso e non per mancanza di quattrini, di lavoro, di casa, di qualsiasi mezzo di sostentamento.

Ed ecco che, al fine di garantire il decoro urbano, sono state emesse due ordinanze “antibivacco”, che resteranno in vigore fino alle porte di novembre. Una prevede il divieto di consumo di alcolici fuori dai locali in certe aree, l’altra introduce il Daspo urbano per i clochard con multe che vanno dai 300 ai 900 euro per chi non rispetta la proibizione di accamparsi in un raggio di 50 metri da stazioni, parchi, edifici pubblici, monumenti, ospedali, portici, mercati, luoghi di pregio. In poche parole, su tutto quanto il territorio urbano i barboni non possono permanere, pena l’allontanamento coatto dall’urbe, oltre alle ammende salate che ovviamente chi non ha i soldi per pagarsi neppure un panino non può saldare.

Nell’ottica di Borgna, insomma, coloro che campano all’aperto non sono che dei dissennati i quali vanno sbattuti al di fuori del perimetro civico in quanto disturbano la vista con i loro giacigli di cartone, le coperte logore e sdrucite, l’aspetto poco curato. La città appartiene a chi si può permettere l’estetista.

Tale ordinanza andrebbe impugnata perché vivere per strada, lungi dal rappresentare una scelta comoda o determinata dall’assenza di ragionevolezza (come vorrebbe farci intendere la giunta di Cuneo), non costituisce un reato punibile con contravvenzioni ed esclusione. Stazionare sul marciapiede, ossia sul suolo pubblico, configura addirittura un diritto ed i senzatetto non possono essere denunciati o multati perché non dispongono di una abitazione e, loro malgrado, devono di conseguenza sistemarsi al fresco.

La Corte di Cassazione nel 2017 si era già pronunciata in tal senso addivenendo alla conclusione che sono illegittime tutte le ordinanze dei primi cittadini le quali stabiliscano “il divieto, nei luoghi pubblici del territorio comunale, di predisporre bivacchi o accampamenti di fortuna, consistenti in situazioni di grave alterazione del decoro urbano o intralcio alla pubblica viabilità”. Neanche le finalità di pubblico interesse, come la salvaguardia della igiene e della sicurezza delle vie (ragione questa ultima addotta da Borgna), possono rendere in qualche maniera legittima la denuncia del clochard o la sua ostracizzazione. Dunque, i senzatetto non possono essere proscritti, esiliati, banditi dal tessuto urbano.

Il vero atto di buonsenso, concetto caro a Borgna, sarebbe non punire qualcuno in quanto si trova in stato di bisogno, bensì provvedere affinché da tale condizione si emancipi. Non sono decorose le tende in centro – ne conveniamo -, ma ancora meno onorevole è prendere a calci nel sedere chi, obtorto collo, finisce sul lastrico, ossia sull’asfalto, dopo avere perduto il posto di lavoro, l’abitazione e persino la speranza.

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