Vogliamo spezzare una lancia in favore della ministra Lucia Azzolina, la quale stavolta meriterebbe un applauso. La grillina infatti ha reintrodotto l’educazione civica nei programmi scolastici, materia che sarà dunque obbligatoria in tutti i gradi, a partire dalle scuole dell’infanzia, per un totale di 33 ore dedicate nel corso dell’anno formativo.

Il ministero presieduto dalla pentastellata ha già inviato a tutti gli istituti le linee-guida per l’insegnamento volto a trasformare i discenti in cittadini dotati di senso civico, rispettosi delle regole, consapevoli dei propri come degli altrui diritti nonché dei doveri che gravano su chiunque viva in una società civile. Tuttavia, l’educazione civica che ha in testa Azzolina non è quella che si studiava una volta. Macché!

Gli assi intorno a cui essa ruoterà saranno tre: lo studio della Costituzione (per fortuna!), lo sviluppo sostenibile (e te pareva!) e la cittadinanza digitale (me cojoni!). Quest’ultima è il cavallo di battaglia del M5s, ecco perché la scuola del futuro (prossimo) sarà una istituzione ispirata alla dottrina professata dai grillini e dal loro monarca Davide Casaleggio, il quale da anni non fa altro che parlare di cittadinanza digitale, quella cosa che “promuove la sostituzione del soggetto politico aristotelico con l’infoviduo (sic!): rete intelligente complessa, né soggetto né oggetto ma forma connettiva, aperta e mutante” (Blog delle stelle).

Lo scorso settembre Casaleggio junior si recò addirittura presso le Nazioni Unite al fine di dare impulso alla cittadinanza digitale. Per lui si tratta di una vera e propria missione. In quella occasione Davide tenne un discorso sulla democrazia diretta, che segnerà mediante il voto online il superamento di quella rappresentativa, ormai obsoleta (del resto, Conte neanche le considera le Camere!).

E spiegò che sono tre “i pilastri fondamentali per garantire una piena cittadinanza digitale: l’accesso alla rete libero e gratuito a tutti, la formazione sul digitale, l’identità digitale”. Secondo Casaleggio, “dovremmo iniziare a pretendere per tutti l’accesso pieno alla cittadinanza digitale”, diritto reputato da Davide alla stregua di quelli umani, come ci spiega in un articolo pubblicato sul blog delle stelle il 4 luglio del 2019.

Per carità, è giusto che tutti possano disporre di internet, ma i diritti umani che necessitano di essere promossi con urgenza sono altri: diritto al lavoro, alla casa, ad un’equa retribuzione, al cibo, soltanto per citarne qualcuno la cui difesa è oggi, a causa di questa nuova crisi che sta per travolgerci, impellente.

Il blog dei cinquestelle è carico di componimenti sulla cittadinanza digitale. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera nell’ottobre del 2018, Casaleggio junior ribadisce che il Movimento porterà avanti “il progetto della cittadinanza digitale per esplorare i nuovi diritti che stanno emergendo”, e al futuro della cittadinanza digitale è stato dedicato il convegno tenutosi sempre nell’ottobre del 2018 presso il villaggio Rousseau nonché la Rousseau Open Academy nel settembre del medesimo anno.

Nel maggio del 2018 l’Associazione presieduta da Davide sottoscrisse il Manifesto per la Cittadinanza Digitale, dove si legge: “La nostra epoca è segnata da una importante trasformazione che indica il passaggio da forme soggettive e umanistiche di interazione e cittadinanza a forme digitali, algoritmiche e info-ecologiche di partecipazione e dell’abitare. È necessario cambiare la nostra concezione del sociale e prepararci ad abitare le info-ecologie e le reti del mondo che viene”.

Scusate ma a me il mondo profilato mi fa paura, e non ho intenzione di abitare le info-ecologie. E ancora: “Il sociale non è più composto da soli umani. Algoritmi, database, intelligenze artificiali, le foreste, le emissioni di Co2, il clima hanno preso la parola, influenzano il nostro agire. Connessi a reti estendiamo la nostra pelle all’intero pianeta diventando cittadini di galassie di bit. Le forme digitali della cittadinanza potranno prescindere da quelle degli Stati nazionali”. Roba da matti.

Per i seguaci di Davide la cittadinanza digitale, insieme alla democrazia diretta, è un’ossessione: i cittadini del mondo postmoderno non si recheranno alle urne, voteranno da casa, mentre se ne staranno seduti sul divano. Neanche avranno bisogno di intrattenere relazioni, di uscire del proprio appartamento, di incontrare gli altri. Basterà la rete. Le lezioni? Saranno online. Il lavoro? In smart working. Le elezioni politiche? Tramite click. “Dai parlamenti passeremo alle piattaforme digitali”, sta scritto sul sito delle stelle.

La cosa pubblica si trasforma in un gigantesco Grande Fratello, a cui il cittadino si illude di prendere parte poiché con un tasto può decidere chi eliminare. In realtà, egli resta sempre più segregato ed isolato nel suo angolino, osservando ciò che sta al di fuori attraverso lo schermo del pc. È questo ciò che vogliamo insegnare ai nostri figli? Davvero democrazia diretta e cittadinanza digitale segnerebbero l’avvento di un mondo migliore, più giusto?

Non ha dubbi Azzolina, la quale si appresta a costruire una scuola ispirata alla dottrina di Davide Casaleggio.

Articolo pubblicato su Libero il 26 giugno del 2020

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