È l’ennesima tragica storia, consumatasi sul nostro suolo, di un sequestro realizzato all’interno delle mura domestiche ad opera di padre, madre, fratelli di fede musulmana e intolleranti nei confronti di tutto ciò che musulmano non è. Segregazione interrotta lo scorso aprile grazie all’intervento della polizia. La trama è sempre quella, soltanto che cambiano i nomi dei protagonisti. I fatti stavolta si sono svolti a San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo. Lì dove da qualche anno risiede questa famiglia pakistana composta da babbo, mamma e diversi figli maschi oltre che da una femmina. E povera lei!

Tutti i membri del nucleo familiare infatti non sono stati che i secondini di tale giovane la quale è cresciuta sotto una campana di vetro, imprigionata, seguita, spiata, controllata giorno e notte. La detenzione si è fatta ancora più opprimente nell’ultimo anno a causa delle misure restrittive, dato che la studentessa non aveva più occasione neppure di evadere qualche ora al mattino per recarsi a scuola. Ma il motivo vero e più importante per il quale la ventenne è stata rinchiusa nella sua abitazione e privata della libertà di mettere il naso fuori dall’uscio è da ricercare nel sentimento d’amore che la unisce a un ragazzo induista.

Il cuore, del resto, ha delle ragioni che la ragione non conosce. E la fanciulla lo ha seguito: si è innamorata di un non-musulmano. Una sorta di eresia, un crimine, un affronto inaccettabile per i parenti, i quali non hanno esitato a infliggere alla rea la pena detentiva, a cui si sono aggiunte ulteriori violenze, tra cui costanti minacce di morte nei confronti di entrambi gli amanti. La ventenne viveva nel terrore di essere riportata in patria da un momento all’altro per essere data in sposa a uno sconosciuto e condurre lì una esistenza da schiava.

A questo punto, prima di proseguire questo racconto e svelarvi come sono andate a finire le cose, vorremmo porci insieme a voi una domanda: il movente economico può essere sufficiente per migrare e insediarsi altrove? A noi sembra di noi. A noi appare indispensabile possedere una chiara intenzione di integrarsi nella società dove ci si trasferisce, rispettandone le regole morali e giuridiche. Altrimenti si vada pure da un’altra parte o si rimanga dove ci si trova. Invece no. Gli islamici che vogliono stabilirsi in Occidente – troppo spesso – non manifestano amore né rispetto nei riguardi della nostra cultura, del nostro stile di vita, delle nostre tradizioni. Essi pretendono di sottometterci ai loro costumi, alla loro religione, ai loro usi, alle loro di leggi. Proprio come questi genitori, con la complicità e la collaborazione della prole, hanno prescritto a questa ventenne isolamento, reclusione, divieto di autodeterminarsi e persino di amare.

Al destino infelice che altri avevano tracciato e decretato per lei la ragazza si è infine opposta e, approfittando della didattica a distanza e della distrazione dei familiari, ella ha inviato una richiesta di soccorso tramite posta elettronica ai carabinieri. In poche righe, quattro o cinque, la donna ha spiegato di essere in ostaggio in casa propria e di rischiare la pelle.

Qualche volta la tecnologia può addirittura salvarci la vita. Poche ore sono bastate ai carabinieri per risalire alla identità di colei che chiedeva aiuto e senza esitazioni si sono precipitati sul posto, ossia presso la famiglia, peraltro già segnalata ai servizi sociali, sottraendo la ristretta ai suoi sequestratori con una scusa, al fine di non alimentare in loro alcun sospetto. Adesso la giovane è libera. Ma quante come lei sono alla mercé di padri, mariti, fratelli i quali le trattano alla stregua di schiave? In troppe sono state brutalmente ammazzate per avere avuto l’arditezza di assumere scelte ritenute scandalose, dal togliere il velo al rifiutare le nozze coatte.

Il Pd blatera di ius soli, propone di regalare la cittadinanza ai migranti come se si trattasse di mazzi di fiori, ma chi non si adegua alle nostre norme non dovrebbe mai e poi mai ottenerla, poiché la cittadinanza italiana non è un gentile omaggio. Bisogna meritarla e riconoscerne altresì il valore. Ci auguriamo che i progressisti, i quali pure si proclamano femministi, anziché disperdere energie nella guerra per la rifondazione del vocabolario, si occupino di battaglie più utili e serie, come quella in difesa delle islamiche che ogni dì sono vittime di una cultura atavica, barbara, maschilista, crudele che importiamo e tolleriamo e accettiamo, come se niente fosse.

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