“I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Delle riunioni in un luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”, recita l’art.17 della nostra Costituzione. Tale diritto non solo si ispira a principi fondamentali della democrazia ma la rende anche possibile. Infatti, qualità, salute e solidità di un regime democratico sono connesse al diritto di manifestare. Ove questo sia in qualche maniera soffocato, pure la democrazia perisce.

In Italia ultimamente non stiamo messi tanto bene. Ormai è da qualche mese che assistiamo ad fenomeno assurdo e pericoloso: da un lato, le manifestazioni indette dal centro-destra, ovvero dall’opposizione, vengono represse, limitate, controllate, ostacolate ed i partecipanti derisi e indicati quali criminali sudati e senza scrupoli che diffondono coronavirus e morte; dall’altro, quelle promosse dalla sinistra, dunque dalla maggioranza, vengono appoggiate, incoraggiate, sostenute, favorite, ed i componenti dipinti quali eroi, sebbene tengano la mascherina abbassata o non la indossino proprio, prendano a calci le auto delle forze dell’ordine, contro le quali inveiscono, e si propongano l’abbattimento di monumenti. Due pesi e due misure.

Tale costume si è già tramutato in consuetudine consolidata tanto che le persone che hanno preso parte al Gay Pride tenutosi a Milano sabato pomeriggio non hanno neanche chiesto l’autorizzazione per riunirsi in un lungo corteo all’aperto, dove stavano attaccate le une alle altre, in barba ad ogni norma di sicurezza anti-covid. Il centro-destra, invece, che ha organizzato una manifestazione per il 4 luglio ha ottenuto sì l’autorizzazione da parte della Prefettura romana (e ci mancherebbe altro!), la quale tuttavia ha posto un limite di 2000 partecipanti in una piazza di 14 mila metri quadrati. Praticamente la regola della distanza di un metro e mezzo non vale più: nel caso in cui si tratti di elettori di Meloni o Salvini occorre che questi occupino uno spazio di 7 metri quadrati ciascuno. Il che è quantomeno bizzarro.

Insomma, se a scendere in piazza sono i gretini, le sardine, i Black Lives Matter, l’arcigay, l’ultrasinistra, allora tutto è consentito ed il rischio di diffusione del contagio non sussiste più. Se invece a farlo sono coloro che intendono protestare contro il governo Conte, allora la manifestazione diventa a numero chiuso. Addirittura per pochi invitati. Al fine di evitare – così dicono – la seconda ondata di infezioni.

Ne dobbiamo per forza arguire che in questo Paese, che ha una maggioranza di governo, peraltro sempre più deboluccia e precaria, che non corrisponde alla maggioranza reale, il diritto di manifestazione delle forze che non compongono l’esecutivo viene sistematicamente leso. Proprio come accade nelle dittature.

Articolo pubblicato su Libero il 29 giugno del 2020

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