“Forse sarò scurrile ma Donald se l’è fatta sotto”, commenta ridendo l’imprenditore Stefano Vigenzone Toniolo, cittadino italiano che vive negli Stati Uniti, a Miami, da parecchi anni. E poi: “Però preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo. Vuole essere più forte della paura”. Stefano non è soltanto stretto collaboratore di Donald Trump, frequentatore abituale della sua casa e delle feste organizzate dal tycoon ma anche amico di quest’ultimo.
“Sai cosa si dice: non è l’assenza di paura a fare di te un grande essere umano, bensì come reagisci alla paura stessa. E nella reazione Donald è stato insuperabile. La risposta è stata immediata. Ha lasciato tutti sbalorditi, persino noi che lo conosciamo bene. Insomma, chiunque sarebbe rimasto rannicchiato per scampare ai colpi, ancora non si sapeva da dove provenissero e non vi erano dubbi che fosse lui il bersaglio, eppure si è sollevato, per rassicurare i sostenitori, ha alzato il pugno e ha urlato quella frase che è un po’ il suo mantra o il suo slogan, da sempre: non mi fermerò mai”, continua Toniolo.
In effetti, l’attentato non è che l’ennesimo tentativo (fallito) di fermare questo cavallo pazzo che pare inarrestabile e che è assolutamente intenzionato a vincere e “fare l’America grande ancora”, portandola a superare quella crisi che attraversa, che non è tanto una crisi economica quanto di identità e di valori.
Ma come ha vissuto davvero Trump questo episodio, che dovrebbe essere traumatico per chiunque lo subisca? “Con noi scherza, gioca, minimizza, ma è perfettamente consapevole che la sua vita è in pericolo. Da qui la scelta di potenziare subito la sicurezza e di prestare maggiore attenzione ad ogni minimo dettaglio o fatto. I protocolli di sicurezza sono ora ancora più rigidi”, spiega Stefano.
La circostanza più sorprendente è che Donald sembra avere tratto vigore e ulteriore motivazione dal suo tentato omicidio. “Che piaccia o meno, è uno con le palle, arrogante senza timore di esserlo, con la risposta sempre pronta. Ha rischiato sul serio di lasciarci le penne, ma ha reagito come agli americani piace, niente affatto da vittima. Per questo il suo consenso è schizzato alle stelle. Adesso lo vediamo più motivato di prima. Immagino che si senta come un condottiero, che ha il compito di salvare il popolo americano e l’America”.
Ce lo chiediamo tutti: Trump crede alla storia del ragazzo ventenne, senza preparazione militare, che riesce a nascondersi e a sparare e addirittura a colpirlo all’interno di un’area ultra-presidiata in cui il papabile prossimo presidente sta tenendo un comizio?
Toniolo non usa giri di parole: “Con Trump io ci ho pure lavorato, non è uno che abbocca, altrimenti non sarebbe mai arrivato dove si trova. Sia lui che il suo entourage nutrono consistenti dubbi sui mandanti”.
Mandanti? Abbiamo sentito bene?
“Sì, sì, mandanti. Insomma, è praticamente impossibile che questo “killer” non abbia una storia o una vita, nessuna affiliazione, nemmeno pagine sui social network, insomma, nessuna esistenza rintracciabile. Per di più pare che l’FBI non riesca ad entrare nel suo cellulare, nei suoi computer. Quanto è accaduto lo definirei surreale”.
Ma chi potrebbero essere questi “mandanti”?
L’unica certezza è che si è cercato di mettere Trump fuori gioco in mille modi, anche mediante una persecuzione giudiziaria, a sua volta mirante a proporlo agli elettori come un soggetto pericoloso e inaffidabile, disonesto nel pubblico come nel privato. Invece, tutte le accuse e i procedimenti sono stati archiviati. Appare chiaro che quest’uomo abbia dei nemici, che lo vorrebbero volentieri morto. Toniolo parla di “poteri interni delle opposizioni” e del killer come di “un semplice burattino di poteri forti”. E non aggiunge altro.
Beh, se davvero così fosse, la vita di Trump sarebbe ancora in pericolo. “Appare evidente che sia così. Da qui alle elezioni di novembre il rischio è altissimo. Donald ci dice di essere consapevole di tutto ciò ma che non si farà intimidire”, specifica Toniolo, il quale osserva: “Lo è sempre stato, però quel colpo all’orecchio lo ha reso ancora più tenace”.
Insomma, Donald Trump è uno che più ferisci e più rinvigorisci.