È stato categorico il sindaco di Milano Beppe Sala: la cosa non gli va proprio giù ed è pronto a promuovere il ricorso al Tar contro la decisione di intitolare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Il primo cittadino del capoluogo lombardo, che invita i colleghi dell’area a fare squadra contro quello che reputa un vero e proprio affronto, ha ribadito di non credere al fatto che la famiglia Berlusconi non ne sapesse niente, così come il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Scrive Sala sul suo profilo di Facebook: “La responsabilità dell’atto dovrebbe attribuirsi a un solerte funzionario pubblico, il presidente di Enac, che, anziché sentirsi servitore delle istituzioni, pare essersi messo al servizio della politica. Ma intitolare un aeroporto così importante a Berlusconi è atto profondamente politico e sbagliato”.
L’intitolazione dello scalo sembra essere divenuta per il sindaco una questione di vita o di morte.
Egli invece non pare curarsi dell’indagine pubblicata qualche giorno fa che ne ha certificato la vertiginosa caduta nell’indice di gradimento: dal podio di primo cittadino più amato d’Italia, titolo aggiudicatosi solo l’anno scorso, Sala è passato al diciannovesimo posto.
Forse perché si preoccupa di cose di poco conto che non interessano ai milanesi, i quali chiedono innanzitutto maggiore sicurezza?
È con disprezzo e arroganza che Sala ha assorbito e risposto al colpo. All’opposizione che lo invitava a riflettere su tale risultato ha replicato: “Tanto vi batterei ancora, se solo potessi essere candidato”. Beppe, infatti, è giunto al suo secondo ed ultimo mandato.
Intanto i milanesi, che sono alle prese con altre problematiche, ben diverse da quelle che ha in testa il loro sindaco, oltre ai divieti soffocanti ispirati a un ecologismo ideologico e irrazionale e studiati da Beppe per migliorare l’aria (senza successo), lamentano la crescente insicurezza, oltre alle buche, alla sporcizia, alle mosche abusive (tollerate dalla sinistra), al degrado che ormai ha toccato pure le porte del pieno centro. Per non parlare delle piste ciclabili selvagge e mortali, disegnate sull’asfalto senza alcun criterio logico, le quali producono spesso incidenti, purtroppo gravi.
È con Beppe Sala che Milano, qualche mese fa, si è affermata come città più pericolosa del Bel Paese. La città ha acquistato il primato italiano sui reati legati alla piccola criminalità, soprattutto scippi e rapine, aumentati rispettivamente del 50% e del 64% nel giro di appena due anni.
Insomma, a Milano aumenta di giorno in giorno il pericolo di essere scippati, derubati, rapinati, aggrediti per strada, stando ai dati pubblicati dal dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno. Nel 2022 sono stati registrati 225 mila delitti, numeri che escludono quelli non denunciati (si stima che nel Nord-Ovest venga denunciato solamente il 40% dei reati, Eurispes).
L’effettiva sussistenza del problema dell’insicurezza è stata negata strenuamente dal sindaco, pure quando personaggi famosi si sono appellati a lui pubblicamente perché facesse di più per la metropoli, come Chiara Ferragni, Bobo Vieri, Flavio Briatore, Elenoire Casalegno e Massimo Boldi, il quale ha lasciato Milano in quanto “diventata invivibile a causa del crimine diffuso”.
Eppure il sindaco è tra le figure principali che hanno competenza in materia di sicurezza su un territorio, insieme a questore, prefetto e comandante provinciale dei Carabinieri.
Sarebbe opportuno che Sala si occupasse di sicurezza e non dei nomi degli aeroporti.