“In Italia non è il padrone che fa i servi. Sono i servi che fanno il padrone”, scriveva il grande Indro Montanelli, riferendosi alla tendenza tipicamente nostrana a genufletterci ed asservirci nonché ad esaltare improvvisamente individui che, in fondo (e neanche tanto), non hanno nulla di tanto speciale: né arte né parte. Ti basta scorticare un cicinin la superficie per accorgerti dell’inganno, o della fregatura.
Un caso emblematico di codesto imbroglio è costituito da Mattia Santori e dal movimento del pesce in lattina da lui guidato, se così si può dire, ossia quello delle sardine. Affermare che il tizio nonché il suo seguito siano stati lievemente sopravvalutati è un eufemismo bello e buono. Non si è fatto altro che belare in tv e sui giornali: ma quanto sono bravi questi pesciolini, che vogliono ripulire il linguaggio avvelenato dall’odio ed infiammato dalla violenza, i nuovi eroi che scendono nelle piazze contro il capro espiatorio dei malanni della Nazione, Matteo Salvini.
E, come una reazione a catena, che grande entusiasmo ha suscitato l’entusiasmo di questi giovani pronti a prendersi il futuro e a mangiarselo il mondo, ma non con i morsi, bensì con i baci e le carezze e gli abbracci, poiché essi rappresentano il Bene contro il Male, la Bella contro la “Bestia populista”, così la chiamano quell’entità da abbattere, il nemico da sconfiggere. Peccato che codesta Bestia da trucidare sia costituita da diverse decine di milioni di italiani colpevoli semplicemente di non pensarla come loro o di votare in favore della Lega, perciò bollati irrimediabilmente quali razzisti, fascisti, sessisti e chi più ne ha più ne metta. Alla faccia della democrazia!
I nuovi figli dei fiori, che sognano pace ed amore e intanto disegnano ameni ritrattini di Salvini appeso a testa in giù, non sono estranei tuttavia alla brutalità, all’acredine, al lessico spinto, ai toni accessi, alla propaganda istigatrice alla aggressività, anzi vi ricorrono nei casi che essi stessi considerano leciti, ovvero allorché c’è da andare addosso a Salvini. Altro che mansuetudine!
Insomma, è sempre la stessa storia: ci troviamo davanti alla fattispecie dei predicatori di una morale che poi non viene praticata nei fatti in primis da coloro che la sbandierano.
Santori è il perfetto leader della suo drappello di militi ignoti in cerca di vana gloria. Tipi come Gigino Di Maio parlano male ma almeno dicono qualcosa di comprensibile, sebbene si tratti di retorica trita e triturante. Mattia invece ciarla tantissimo e non comunica praticamente nulla. Tuttavia provoca l’applauso, come giovedì sera nel programma Piazzapulita, dove era ospite.
Corrado Formigli gli pone una domanda precisa: “La vostra è una battaglia contro i sovranisti, ma perché crescono? Quali sono le responsabilità della sinistra?”. Risposta: “Cosa facciamo noi per rendere questo paese migliore, per fare politica, al di là del lamentarmi se ricevo una multa, o una scheda, cosa faccio per ridurre la fila in posta? Ecco il punto fondamentale. Io non so neanche se ho votato alle ultime elezioni in Emilia, è questo il cambiamento. Quindi noi ci siamo guardati in tre coinquilini e ci siamo chiesti: cosa abbiamo fatto fino ad ora?” (Sic!). E poi ha aggiunto: “Ci siamo e alla fine di queste elezioni avremo già vinto perché avremo provato a dire la nostra”.
Caro Santori, è vero, ci hai provato a dire la tua. Ma non ci abbiamo capito un tubo. Eppure la gente esulta, la stessa gente che ha fatto di Mattia una sorta di salvatore, l’argine contro una deriva autoritaria imposta dai populisti. E ad osservarlo bene vien quasi da ridere. Lui con la sua oratoria imbarazzante, la penosa assenza di contenuti, lo zuccone riccioluto catturato dall’elastico, l’espressione da pesce lesso, il sorriso da castoro e l’evidente confusione mentale. “Potresti rivitalizzare la sinistra”, gli suggerisce Formigli. Siamo d’accordo, ma prima andrebbe rivitalizzato lui stesso.
È tutto un bluff. Un altro buco nell’acqua, stavolta salata, di una parte del Paese che lotta contro un cambiamento già in atto e che pure dichiara di essere il cambiamento che arriverà. Per realizzare quest’ultimo le sardine, oppositrici dell’opposizione, organizzano i concerti, come quello del 19 gennaio a Bologna, per fare la resistenza a Salvini con i cantanti “Subsonica, gli Afterhours e altri che non posso annunciare”, specifica il giovanotto. Su Facebook, dove sono nate, la pagina delle sardine conta 254.350 iscritti circa. Pescato scarso. “Non mi hanno cercato né Renzi né Zingaretti né altri leader di grandi partiti”, lamenta Mattia. “Grazie al cazzo”, esclamerebbero a Oxford.
Articolo pubblicato su Libero l’11 gennaio del 2020