“Ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese”, sancisce l’art.13 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Esiste un diritto umano alla migrazione, come ci ricordano i fanatici dell’accoglienza sfrenata. Tuttavia, non esiste a carico dello Stato ricevente e dei suoi cittadini un obbligo di accoglienza e mantenimento di migranti clandestini i quali non possano vantare un diritto di asilo o protezione umanitaria. Ed è questo il caso delle migliaia di extracomunitari che ogni mese approdano in Italia in maniera illegale: trattasi di immigrati economici i quali approfittano del Soft State italiano, ossia del nostro Stato molle, per stabilirsi qui con la pretesa di ottenere vitto, alloggio, paghetta, annessi e connessi. Li chiamano “profughi”, ma la stragrande maggioranza di questi non scappa da guerre o carestie. Le due prime nazionalità per numero di sbarcati sono quella bengalese e quella tunisina, basti considerare ciò.

Insomma, non sussiste un diritto ad essere accolto e mantenuto da un altro Stato di cui non si possiede la cittadinanza varcandone con la forza i confini. Affermare il contrario sarebbe non soltanto disonesto e falso bensì anche folle. Eppure, di fatto, ogni dì incameriamo centinaia di clandestini senza documenti, senza casa, senza lavoro, senza bagaglio, muniti di nulla, carichi di pretese e senza nessuna intenzione di osservare le nostre regole. Tale sistema illegale non viene nemmeno messo in discussione figuriamoci allora se possa mai essere scardinato. Oramai ci risulta normale che l’Italia, a causa della sua posizione al centro del mar Mediterraneo, sia meta per chiunque desideri trasferirsi in Europa. Ecco perché, nonostante una pandemia in corso e le temute varianti in circolazione per le quali l’esecutivo si dice preoccupato, dal primo gennaio al primo luglio di quest’anno abbiamo già assorbito 21.729 migranti, il triplo rispetto allo stesso periodo del 2020. Soltanto nel mese di giugno i clandestini giunti nel Bel Paese sono stati 5.840, a maggio erano stati 5.679.

E mentre la comunità scientifica si spende in previsioni apocalittiche riguardanti una nuova ondata determinata dalla variante Delta, noi spalanchiamo porti e braccia a cittadini del Bangladesh, Stato in cui proprio tale variante imperversa. Infatti, in Sicilia abbiamo i primi contagi da immigrati. Un carabiniere in servizio nella gestione dell’emergenza del flusso di clandestini, 41 anni, è stato infettato dalla variante Delta proprio a Lampedusa.

È lecito domandarsi a questo punto: ma se al governo sta così a cuore la salute pubblica, tanto da volerci tutti vaccinati, minori inclusi, perché importiamo gente potenzialmente contagiosa, ossia vettori di infezione a iosa? Sarebbe il momento di proclamare la chiusura dei porti, come fece l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini nel 2018-19, stavolta per sacrosante ragioni sanitarie. Però scordiamocelo. Si sbattono un pochino i piedini in Europa, al fine di mostrare all’opinione pubblica che l’intenzione di fare qualcosa c’è, però poi con la testa china seguitiamo ad essere discarica sociale del continente. Nulla muta.

Così, mentre per trasferirsi in un qualsiasi altro Paese è necessario esibire i documenti e dimostrare di avere un alloggio e un impiego, per campare in Italia è sufficiente saltare su un gommone e dirigersi da queste parti. Nessuno che abbia il coraggio di urlare: “Adesso basta”. Il diritto di migrare non può tradursi in un dovere di mantenimento, di cura, di assistenza, di generale presa in carico e di ospitalità nei confronti di decine di migliaia di individui.

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