Li si vorrebbe fare passare per “no vax”, ossia ostili verso tutti i vaccini in generale, per “irresponsabili”, “criminali”, “delinquenti”, li si vorrebbe andare a “cercare casa per casa”, convertirli, salvarne l’anima oltre che le membra. Tuttavia coloro che decidono di non ricorrere alla vaccinazione contro il coronavirus non sono nulla di tutto ciò, bensì sono cittadini che esercitano legittimamente il loro diritto di scegliere se sottoporsi o meno ad un trattamento non obbligatorio, dunque facoltativo, che consiste in un vaccino tuttora in fase sperimentale, come confermano – né potrebbero fare altrimenti – virologi, epidemiologi, biologi, medici, scienziati ed esperti. Eppure, ormai quotidianamente, i non vaccinati sono presi di mira da tv, giornali, utenti dei social network, e sono divenuti bersaglio di un odio sociale nuovo nonché vittime di nuovi pregiudizi e discriminazioni. Il livore nei loro confronti però non scandalizza. “Ben gli sta!”, commentano i tifosi dell’obbligo vaccinale.
Il conformismo ormai si è imposto pure in ambito sanitario. Chi non si immunizza deve essere escluso, isolato, messo al bando, ostracizzato, murato vivo in casa. Stupisce, certo, che nessuno, giornalista o politico, sia insorto contro queste fino a poco tempo fa inedite tipologie di abuso e di violenza.
Non resta che domandarci se i non vaccinati siano una massa di idioti, come si sostiene, o individui che per prudenza, dopo essersi bene informati, preferiscono rimandare il momento della iniezione “che rende liberi” (questo dichiarano quelli che l’hanno ricevuta) o non farla neppure in seguito, assumendosi il rischio di beccarsi il coronavirus. Insomma, i non vaccinati parlano a ragion veduta o a vanvera? Sono una massa di pecoroni o persone che usano la testa? Sono coglioni o illuminati? Né una né l’altra cosa probabilmente. Non ce ne dovrebbe fregare un fico secco di tutto ciò. Quello che conta è che essi stiano esercitando un diritto che spetta loro e che nessuno può negargli. Punto. Imporre loro, direttamente o indirettamente, con le buone o con le cattive, un vaccino i cui effetti sul medio e lungo periodo non sono ancora verificati sarebbe un crimine, tanto più ove si verifichino esiti nefasti che non si possono assolutamente escludere. E di un delitto qualcuno deve assumersi le responsabilità, poiché esso non capita. Esso viene compiuto.
Ad ogni modo i dati certificati dall’Aifa ci mostrano che i non vaccinati nutrono dubbi e timori leciti, comprensibili, umani. Nel Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini Covid-19 dell’Agenzia Italiana del Farmaco, si legge, come viene spesso sottolineato, che solo il 10,4% delle segnalazioni inserite dal 27 dicembre 2020 al 26 maggio del 2021 riguardano eventi avversi gravi, come ospedalizzazione, pericolo di vita, condizioni cliniche rilevanti, anomalie congenite, invalidità e decesso. Tuttavia un dato può determinare preoccupazione nel cittadino: nel giro di 5 mesi, lo ribadiamo, dal 27 dicembre 2020 al 26 maggio 2021, sono state inserite 328 segnalazioni con esito “decesso”. Il tasso di segnalazione è di 1/100.000 dosi somministrate, l’Aifa specifica “indipendentemente dal nesso di causalità”, però, se sono stati annoverati codesti casi, delle valide ragioni ci saranno per indurre chi lo ha fatto a ritenere che tali morti siano connesse alla vaccinazione.
Si potrebbe obiettare ancora: 1 su 100 mila è poco. Ma una vita spezzata a causa di un vaccino su 100 mila altre vite non dovrebbe sembrarci poco, tanto più se consideriamo che la campagna vaccinale ha come obiettivo la immunizzazione a tappeto degli abitanti della penisola, minori inclusi. Peraltro quei 328 decessi nel giro di 5 mesi rappresentano una media di oltre 2 morti al giorno. Siamo proprio sicuri che siano pochini?
Queste riflessioni non intendono gettare ombre sui vaccini anticorona, ma vanno con onestà fatte. E, soprattutto, sulla base di queste osservazioni, nessuno dovrebbe mai più permettersi di dare del cretino ignorante troglodita negazionista e criminale a chi LEGITTIMAMENTE stabilisce che non si vaccinerà.