Le fughe dei migranti dai centri di accoglienza in cui sono obbligati a trascorrere la quarantena sono da un bel pezzo all’ordine del giorno. Ieri in 18 si sono dati alla fuga da una struttura sita a Cori, in provincia di Latina. Erano stati trasferiti lì martedì scorso e nella notte tra sabato e domenica hanno scavalcato un muro laterale dell’edificio, eludendo così le forze di polizia. Ne è seguito un dispiegamento di agenti che avrebbero ben altre cose di cui occuparsi che non dare la caccia al migrante indisciplinato.

Oggi invece circa 50 tunisini se la sono data a gambe levate dalla tensostruttura di Porto Empedocle, la stessa da cui una decina di giorni fa erano scappati un centinaio di clandestini, ed altri 20 sono fuggiti dal centro di Campomarino, Campobasso.

Non ci possiamo attendere il rispetto delle regole da chi arriva qui in barba ad ogni legge, ossia clandestinamente, a bordo di barconi autonomi o pagando i trafficanti di uomini o i pescatori tunisini che hanno iniziato a dedicarsi alacremente a tale business dato che si è rivelato alquanto redditizio. Si parla da lustri di integrazione, ma questa gente non manifesta alcuna volontà di integrarsi. La condotta posta in essere in queste settimane dimostra chiaramente che gli extracomunitari che stiamo accogliendo e mantenendo se ne fregano di qualsiasi norma, calpestano i loro doveri ed i nostri diritti e ci mandano a quel paese dopo essere entrati illegalmente nella nostra patria.

Questo andazzo non porterà a nulla di buono ed apre la strada ad altri comportamenti delittuosi, oramai sempre più diffusi. Purtroppo, l’immigrazione non controllata, alla maniera italiana, costituisce inevitabilmente una gigantesca problematica di sicurezza ed ordine pubblico, sia per la mole di gente accolta sia per la morbidezza che i governi da sempre adottano nei confronti dei nostri ospiti, che induce questi ultimi a credere e ad affermare che in Italia essi possano fare quello che gli pare. Emblematiche le parole della signora tunisina sbarcata a Lampedusa insieme al gruppo di migranti muniti di bagagli e barboncino. La donna ha dichiarato: “Vengo in Italia perché in Tunisia ci sono troppe carceri”. Certo, qui in Italia, si resta impuniti.

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