Il confinamento, la perdita dei contatti con gli amici e i compagni di scuola, la chiusura degli istituti protratta per quasi due anni scolastici, il divieto di fare una passeggiata, usare le giostrine, la costrizione in un ambiente familiare troppo spesso difficile, per non dire infernale, dove le tensioni e le violenze si sono acuite a causa dello stress a cui sono stati sottoposti pure gli adulti, hanno determinato in bambini e adolescenti uno stato di acuto malessere interiore. Questo si è manifestato con disturbi dell’umore, di ansia, aumento dell’aggressività, insonnia, depressione, sviluppo di dipendenze. I pediatri di tutto il mondo, tuttavia, ci hanno messo in guardia: le conseguenze peggiori delle limitazioni inflitte ai bimbi le vedremo soltanto tra qualche anno.

In particolare, per i minori più fragili, ovvero quelli che presentano patologie croniche, e per quelli più poveri la pandemia ha determinato la crescita di discriminazioni, difficoltà, problematiche.

Di contro, il virus cinese è stato clemente con loro. Li ha clinicamente risparmiati. Quando sono positivi, spesso i piccoli sono asintomatici o hanno sintomi lievi e persino i bimbi più delicati, ad esempio quelli immunocompromessi, allorché si sono infettati, hanno affrontato la malattia senza ripercussioni. In particolare sotto i vent’anni di età la suscettibilità all’infezioni è quasi nulla e la mortalità tra 0 e 20 anni corrisponde a 0,17 per 100 mila abitanti.

Ciò che invece ha danneggiato la popolazione infantile meno in salute, ossia quel 15% che soffre di patologie di vario genere o malattie genetiche, è stata la chiusura degli ospedali ai non malati di Covid nonché la sospensione delle cure, dei controlli, degli esami, delle terapie.

Insomma, i minori hanno pagato un prezzo altissimo, ma ancora non ci basta. Sebbene, come abbiamo specificato, il coronavirus non sia per loro pernicioso, intendiamo vaccinarli in massa, anche quelli al di sotto dei 12 anni, poiché “è loro diritto essere protetti”. Giusto, però dovremmo proteggerli da noi adulti, che vogliamo immunizzarli soltanto per salvaguardare noi stessi e non direttamente gli infanti.

È con apprensione e timore che guardiamo ai bimbi, molti nonni li evitano per non contagiarsi, persino i genitori hanno ridotto il contatto fisico con i figli per la paura di potersi ammalare, essendo i pargoletti asintomatici. È il segno che il virus ci ha dato soprattutto alla testa. Ormai non ragioniamo più con equilibrio. E l’imposizione di divieti la cui funzione è quella di indurre i cittadini a vaccinarsi il prima possibile nonché l’odio sociale crescente nei confronti dei non vaccinati, fomentato da politici e giornalisti quotidianamente, sono la prova provata del fatto che mesi e mesi di allarmi, bollettini, informazione martellante sul virus ci hanno fatto smarrire il senno e non soltanto il sonno. Vaccinare, vaccinare, vaccinare, è questo l’imperativo categorico, vaccinare chiunque, a qualsiasi età.

Ma i bambini no, giù le zampe da loro. Non esistono studi relativi agli effetti di questi vaccini specifici sui fanciullini, eppure vorremmo adoperarli alla stregua di cavie, convinti che nulla sia più pericoloso del coronavirus.

Se ai minori il Covid, nella stragrande maggioranza dei casi, comporta al massimo un raffreddore o una sindrome influenzale, per quale motivo pretendiamo di iniettare loro un vaccino di cui non conosciamo gli effetti sul medio e lungo periodo? I risultati delle indagini giungeranno non prima dell’autunno inoltrato. A noi pare che la ragione sia puramente egoistica, cioè salvaguardare gli adulti, i quali, se desiderano tutelarsi, possono scegliere di immunizzarsi senza coinvolgere l’infanzia, che già è stata danneggiata abbastanza dalle nostre schizofrenie.

Infine, una piccola annotazione: durante le chiusure ad essere sigillati non erano solo negozi, bar, ristoranti, ma anche i centri vaccinali. Questo significa che, soprattutto durante la prima ondata di epidemia, non sono state eseguite le consuete vaccinazioni contro morbillo, pertosse, meningiti, tetano. Secondo uno studio dell’Oms e dell’Unicef, sono 80 milioni nel mondo i bambini a rischio di contrarre malattie prevedibili con le vaccinazioni e nei primi 4 mesi del 2020 c’è stato un crollo globale del numero di bimbi che hanno completato i vaccini contro pertosse, tetano e difterite. Non si verificava da 28 anni un calo così importante.

Tuttavia, per politici e scienziati governativi sembra che sia più urgente inoculare ai minori un farmaco di cui si ignorano gli effetti sui minori stessi e che dovrebbe metterli al riparo da un virus che fa loro il solletico.

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