Il green pass obbligatorio per accedere a bar, ristoranti, teatri, cinema, palestre, musei e altro, in vigore a partire dal prossimo 6 agosto, è l’ennesima misura priva di logica che limita la libertà dei cittadini, i quali nell’ultimo anno hanno subito una progressiva compressione delle proprie libertà inviolabili mediante dpcm.
È chiaro che non è facile per il cittadino accettare regole che risultano essere illogiche, ovvero inutili. Ne deriva malcontento, sfiducia nelle istituzioni, malessere, svilimento, ribellione alle norme considerate ingiuste. Il Green Pass per la vita sociale esaspera questi aspetti e appare essere un abuso di potere. Infatti, con esso il governo impone la vaccinazione come condicio sine qua non, cioè come requisito indispensabile, per sedere al ristorante, al bar, varcare la soglia di luoghi pubblici, vietando in tal modo a coloro che non sono vaccinati il godimento di servizi e lo svolgimento di attività.
Tuttavia, tralasciamo un piccolo elemento che dettaglio non è: vaccinarsi è un diritto e non un obbligo. Io posso vaccinarmi e non devo vaccinarmi, non essendo obbligatoria la vaccinazione. Dunque, come può l’esecutivo impormi dei divieti allorché io non esercito il mio diritto di vaccinarmi o allorché esercito la mia legittima facoltà di scelta di non vaccinarmi? Come può l’esecutivo proibirmi di prendere parte alla vita sociale se non mi vaccino pur non essendo un obbligo che io mi vaccini? Insomma, il governo punisce, penalizza, spoglia delle loro libertà, limita coloro che non si vaccinano, pur non commettendo questi ultimi alcun reato e pur non contravvenendo essi ad alcun obbligo.
“Una legge ingiusta rende ingiusto lo Stato”, diceva Mahatma Gandhi.