La sinistra ha aggiornato il suo repertorio di accuse rivolte all’avversario politico. Oltre a quella di “fascista”, “sessista”, “razzista”, si aggiunge quella di “seguace di Trump”, ossia di “trumpista”. Il “trumpista” per i progressisti è colui che ammicca ai peggiori facinorosi, l’arruffapopolo che istiga alla violenza, l’individuo che ritiene che al potere si giunga soltanto attraverso il colpo di Stato e che il rispetto della legge sia un optional.
Non c’è voluto molto perché il leader della Lega Matteo Salvini venisse tacciato dai membri del Pd di ripercorrere le pericolose orme di Donald Trump. È stata la democratica Alessia Morani, sottosegretario di Stato al ministero dello Sviluppo Economico, a puntare il dito contro l’ex ministro dell’Interno. Il pretesto (l’ennesimo) è stata la nostra prima pagina di martedì scorso, la quale recava il titolo “Bar e ristoranti al contrattacco, in 30 mila riaprono: crepi il governo”, condivisa sulle sue pagine social dal leghista, il quale ha espresso solidarietà nei confronti dei commercianti in crisi che, stanchi di subire il divieto di svolgere la propria attività, hanno assunto la storica decisione di sollevare le saracinesche da venerdì 15, trasgredendo così l’obbligo (folle) di non lavorare, ossia di non guadagnarsi il pane.
Salvini ha inteso dare voce a questi imprenditori, i quali si sentono presi in giro da un esecutivo che ha promesso loro i ristori ma che di fatto li ha abbandonati a loro stessi. Tuttavia questo non sta bene a Morani, che si dice indignata dalla circostanza che “un ex ministro degli Interni istighi alla disobbedienza strumentalizzando – a suo dire – la sofferenza di una categoria in forte difficoltà come quella dei ristoratori”. “È il metodo Trump – ha aggiunto la democratica – ed io credo che sia molto pericoloso oltre che irresponsabile”.
Innanzitutto, concedeteci di congratularci con Morani ed i suoi colleghi: eravamo convinti che non si fossero accorti che titolari di bar e ristoranti fossero oramai alla canna del gas, invece ci sbagliavamo, dato che il governo, stando alle parole della deputata, ne è ben consapevole. Il problema però resta, anzi diventa ancora più pernicioso: l’esecutivo è cosciente del loro malessere, eppure non compie nulla di efficace per risollevare le sorti e l’umore di migliaia e migliaia di esercenti che da un anno, tra limiti e imposizioni, hanno smesso di sgobbare su ordine del premier assoluto Giuseppe Conte.
Morani trascura un piccolo dettaglio che le facciamo notare: inottemperante è stato l’esecutivo, mica i ristoratori. Il primo aveva garantito ai secondi, così come prevede la legge in caso di “espropriazione per pubblica utilità” (e in questo caso ad essere stati espropriati del loro sacrosanto diritto di lavorare sono stati i commercianti), che coloro i quali si accingevano a congelare l’attività per tutelare il sommo bene della salute pubblica sarebbero stati indennizzati, ma questi risarcimenti non sono mai arrivati o, quando sono giunti, sono stati irrisori, ridicoli, insufficienti, sebbene l’ordinamento preveda che l’indennizzo abbia come caratteristiche peculiari l’equità e la proporzionalità. Dunque è stato il governo a trasgredire per primo la legge. Che ora lo facciano i lavoratori è una conseguenza addirittura inevitabile, una reazione legittima e persino necessaria, poiché questa gente – e parliamo di milioni di famiglie coinvolte – dovranno pur mangiare, o no, cara Morani?
La democratica Alessia, certamente, i soldi per fare la spesa ce li ha, quindi, a stomaco pieno, le ragioni di chi ha lo stomaco vuoto le appaiono capricci. Alla democratica Alessia, senza dubbio, i quattrini per nutrire la prole non mancano, quindi non è in grado di afferrare l’avvilimento di chi deve mettere a letto il pupo senza cena. La democratica Alessia, ovviamente, non ha un ristorante posto sotto chiave da mesi dall’avvocato del popolo, il quale un giorno decide che siamo in zona gialla, l’altro che siamo in zona arancione e l’altro ancora in zona rossa. Ella non ha accumulato decine di migliaia di debiti, non ha personale che non può licenziare e allo stesso tempo non può più stipendiare, non ha un affitto da pagare per un immobile inutilizzato né tasse e bollette da saldare. La democratica Alessia, che si stupisce del fatto che Salvini riconosca la battaglia e la frustrazione dei ristoratori, ignora il fatto che nulla al mondo fomenta tanto la violenza quanto il rifiuto da parte della classe politica di fornire soddisfazione e riconoscimento alle istanze che giungono dal basso, ossia dai cittadini. Cosa istigò le masse ad assaltare la Bastiglia il 14 luglio del 1789? La lontananza e l’indifferenza dei sovrani, i quali, nutrendosi di brioches, non comprendevano i famelici morsi della fame patiti dai francesi.
I ristoratori hanno bisogno, in primis, di sentirsi ascoltati. L’essere stati ignorati li ha condotti sulla strada della disobbedienza civile, che tanto fa schifo a Morani, che tanto lo stipendio assicurato ce l’ha e allora chissenefrega. Il problema non è Salvini che sta con i commercianti. Il problema è il governo che non ci sta.