“Fertilizzante per la politica”, così Flavia, moglie di Romano Prodi, definì le Sardine e il loro leader Matteo Santori nel 2020 e scese in piazza con loro. La figura allegorica non fu, in effetti, molto felice, considerato che anche il letame è un fertilizzante. Beh, Santori forse non lo è, ma è probabile che il fertilizzante egli lo adoperi. Come? Per rendere rigogliose le sue piante di marijuana, a cui dedica particolari cure ed attenzioni.
Santori, il quale anni fa garantiva che non avrebbe fatto politica ma sarebbe stato spina nel fianco della politica, si è poi candidato ed è stato eletto all’interno del Consiglio comunale di Bologna, ovviamente in quota Pd. I suoi propositi, che erano combattere odio, populismo, sovranismo, fascismo, razzismo, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, si sono ridotti poi a ben poca roba, però difesa e perseguita con un impegno e passione. E, quando diciamo “roba”, intendiamo proprio quella roba lì, la cannabis.
Il 37enne non ha mai fatto mistero di nutrire un amore da sballo nei confronti della Maria, tanto da consumarla da circa un ventennio, ossia dall’età di diciotto anni. Elemento che potrebbe spiegare il suo stato confusionale e le sue frasi sconnesse nel corso di alcune interviste.
È apparso indecifrabile, ad esempio, quando Corrado Formigli gli pose una domanda precisa: “La vostra (delle Sardine) è una battaglia contro i sovranisti, ma perché crescono? Quali sono le responsabilità della sinistra?”. Risposta: “Cosa facciamo noi per rendere questo paese migliore, per fare politica, al di là del lamentarmi se ricevo una multa, o una scheda, cosa faccio per ridurre la fila in posta? Ecco il punto fondamentale. Io non so neanche se ho votato alle ultime elezioni in Emilia, è questo il cambiamento. Quindi noi ci siamo guardati in tre coinquilini e ci siamo chiesti: cosa abbiamo fatto fino ad ora?” (Sic!). E poi ha aggiunto: “Ci siamo e alla fine di queste elezioni avremo già vinto perché avremo provato a dire la nostra”. Insomma, il discorso non faceva una piega. Tutto molto chiaro.
Nel settembre del 2023, quindi neppure un anno fa, Mattia arrivò in consiglio con due vasetti, uno contenente pesto di basilico e l’altro contenente cannabis, e prese a spiegare una sua teoria strampalata tesa a dimostrare che, in fondo, non si trattasse che della stessa cosa: entrambi i prodotti, a suo dire, possono fare bene e possono fare male.
Ah! Braccia stappate all’agricoltura. Oppure no, dato che di agricoltura Mattia si occupa. Semina, risemina, travasa, concima, innaffia, raccoglie e con il raccolto confeziona ottime canne a chilometro zero, oltre che biologiche. Però garantisce: “Sono soltanto per uso personale”.
Anche l’ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, aveva accolto con straordinario entusiasmo l’avvento dei pesciolini in scatola i quali proclamavano di volere eliminare il linguaggio dell’odio e pure auguravano la morte al leader della Lega. Del resto, è cosa nota che la violenza di sinistra è giusta sempre e comunque.
Zingaretti definì Santori e le sardine “ossigeno per la democrazia”. Anche in questo caso la metafora fu azzardata, in quanto Mattia non ha rivitalizzato un partito moribondo da lustri che ciarla soltanto di allarme fascismo, tuttavia senza dubbio l’ossigeno l’ex sardina lo ha utilizzato per farsi lo shampoo, vista la chioma biondo platino che ha cominciato a sfoggiare di recente.
Sempre meglio Zingaretti della cantante Paola Turci, la quale disse di Santori: “È il miglior politico di questi anni”.
Mattia fuma e la sinistra, la stessa che nel girò di un’ora trasformò quest’individuo inconsistente in una specie di star, di profeta e salvatore, si sballa: in preda alle allucinazioni, i progressisti vedevano in questo ragazzotto una chance per rivitalizzarsi ma era tutto fumo… Tutto Fumo e niente arrosto.