Sono oltre 14 mila i clandestini accolti in meno di cinque mesi in Italia. Persino nello stesso periodo del 2018, nella fase di passaggio dal governo Gentiloni a quello gialloverde, gli arrivi non furono tanto copiosi, attestandosi al di sotto dell’attuale soglia. E non possiamo fare a meno di considerare che, negli anni passati, non eravamo alle prese con una pandemia e impegnati nell’opera di contenere i contagi così come l’ingresso di nuove temibili varianti.

È evidente che il ministero dell’Interno non è in grado di arginare in alcun modo i flussi (e forse non ne ha neppure l’intenzione), cosa che invece riuscì al Viminale allorché al suo vertice era il leader della Lega Matteo Salvini. Insomma, la situazione è del tutto fuori controllo. Ecco perché, in previsione della crescita esponenziale delle partenze dalle coste africane, che si verifica puntualmente durante la stagione calda, sindaci e governatori del centro-destra hanno già dichiarato che non saranno disposti ad incamerare migliaia e migliaia di extracomunitari giunti illegalmente sul nostro territorio poiché consapevoli di trovare qui braccia, porte e porti spalancati.

Del resto, se è vero che i clandestini pervengono sulle coste siciliane per questioni di prossimità geografica, è altrettanto vero che essi poi vengono trasferiti soprattutto al Nord, in particolare in Lombardia. Dunque è naturale che pure le aree del Settentrione siano sature e che gli amministratori locali ne abbiano abbastanza di questo andazzo. L’immigrazione selvaggia non è un fardello che grava esclusivamente sulle spalle esili del Mezzogiorno, bensì un macigno che pesa sull’Italia intera con costi e ripercussioni. Al 15 maggio di quest’anno (ultimi dati disponibili) è proprio la Lombardia la regione con il più alto numero di immigrati presenti nelle strutture di accoglienza. Su un totale di 75.986 forestieri in regime di accoglienza la Lombardia ne ospita quasi 10 mila, ossia 9.869, segue l’Emilia-Romagna con una quantità di migranti in accoglienza sul territorio di 7.851. Al terzo posto vi è il Lazio (6.970), al quarto il Piemonte (6.853), al quinto la Sicilia (6.729).

Quindi la Lombardia è costretta ad essere la destinazione ultima degli extracomunitari, i quali poi rimangono in loco finendo con l’infoltire quell’esercito di irregolari che vagano nelle nostre città. Non è per egoismo, razzismo, fascismo che i sindaci leghisti si oppongono alla redistribuzione imposta da Lamorgese, bensì per motivi di ordine pubblico e di sicurezza. Inoltre, per quale ragione un territorio i cui cittadini hanno espresso la preferenza nei confronti di un partito contrario da sempre alla immigrazione sregolata dovrebbe essere obbligato a recepire migliaia di forestieri? Gli amministratori, alzando i muri, non fanno altro che adempiere agli impegni presi con l’elettorato. Cadrebbero in errore soltanto nel caso in cui accettassero di continuare a fungere da gigantesco campo di sedicenti profughi, piegandosi ancora a questa prassi: si arriva al Sud e si trasloca da lì al Nord. Tutto spesato, ovvio. Lamorgese non ha il diritto di scaricare sui sindaci le conseguenze derivanti dalla sua ormai più che accertata incapacità di gestire una problematica che con la mollezza e il buonismo diviene sempre più drammatica.

Infine, ci preme segnalare che il primo Stato di provenienza dei clandestini da qualche settimana è il Bangladesh (la Tunisia è scesa al secondo posto), confinante con l’India, Paese dilaniato dalla pestilenza a causa di una variabile che fa tremare l’Europa, in quanto non è ancora chiaro quanto i vaccini di cui disponiamo siano efficaci contro di essa. Abbiamo interrotto i collegamenti diretti con l’India, eppure consentiamo a individui che sono partiti da quella zona di varcare abusivamente le nostre frontiere senza alcun tipo di documento. Non sembra essere una scelta molto intelligente.

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