I tedeschi perdono il pelo ma non il vizio, quello di copiare e scopiazzare, tanto che la Germania detiene una sorta di record di ministri copioni, costretti a rassegnare le dimissioni allorché le loro malefatte, se così si può dire, sono venute a galla, indignando l’opinione pubblica. Sembra infatti che la gente sia più disposta a tollerare che un politico sperperi denaro pubblico piuttosto che questi nel redigere la tesi di laurea abbia barato. L’ultima ad incappare in questa colossale figuraccia è stata la ministra della Famiglia Franziska Giffey, la quale ha annunciato le sue dimissioni in seguito alle accuse di plagio legate alla tesi di dottorato di ricerca del lontano 2010. “I membri del governo federale, il mio partito e il pubblico hanno diritto alla chiarezza e all’impegno. Mi dispiace se ho commesso degli errori”, ha scritto Giffey su Facebook, aggiungendo che qualora la Libera Università di Berlino dovesse dichiarare nullo il suo titolo, ella accetterebbe tale esito. Ad ogni modo la ormai ex ministra è stata chiara: comunque vada, alle prossime elezioni si ricandiderà tra i socialdemocratici. Quindi non si darà per vinta.

Nel 2015 pure l’attuale presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, allora ministro della Difesa, fu tacciata di avere esagerato, anzi, più precisamente, di avere “chiaramente oltrepassato il limite del tollerabile” di copia-incolla nella sua tesi di specializzazione in ginecologia presso l’Università di Hannover, scritta nel 1991. Ursula omise di citare la fonte intestandosi così la proprietà intellettuale altrui. Riteneva forse di averla passata liscia fregando tutti quanti, invece ecco che dopo la bellezza di 24 anni il passato è tornato per perseguitarla. Non vi è dubbio che la verità viene sempre a galla. Come reagì Ursula? Puntò il dito sugli accusatori, lanciando più o meno questo messaggio: “Sono loro a fregare i cittadini, mica io”.

Correva l’anno 2013, invece, quando a ritirarsi fu il ministro dell’Istruzione Annette Schavan, autrice di una tesi di laurea in filosofia, risalente addirittura al 1980, risultata quasi interamente copiata (oltre 100 passaggi pescati altrove e inseriti lì). Il titolo della tesi: “Persona e coscienza”. Beh, forse coscienza poca.

Prima di lei, nel 2011, a fare un passo indietro fu il ministro della Difesa, barone Karl Theodor zu Guttenberg, il quale in quel periodo risultava essere in base ai sondaggi il politico più popolare della Germania. Questo scandalo segnò la carriera del promettente Guttenberg, allora trentanovenne, in maniera irreversibile. Il nobiluomo aveva falsificato il 70% della tesi. E volete sapere chi fu uno dei suoi principali fustigatori morali? Proprio quella onesta e rigorosa Annette Schavan che due anni dopo incapperà nella medesima pessima figura. Di solito chi fa la morale agli altri ha qualcosa da nascondere, come appunto una tesi contraffatta.

Ma gli italiani non si credano migliori. Copiano proprio come i tedeschi. In cosa sono diversi? I ministri tedeschi in certi casi si dimettono, quelli italiani di schiodarsi dallo scranno non ci pensano proprio. Macché!

Anche a Marianna Madia e Lucia Azzolina fu contestato, allorché erano a capo rispettivamente del dicastero della Pubblica amministrazione (2017) e di quello della Istruzione (2020), di avere attinto da altri autori saccheggiando testi ma senza inserire la fonte. Ad accanirsi nei confronti di Madia, poi ufficialmente scagionata, furono soprattutto i grillini, i quali, tre anni dopo, difesero strenuamente la loro Azzolina, che restò al suo posto senza scomporsi allorché emerse la furbata. Insomma, per i cinquestelle il plagio non si perdona purché non siano essi stessi a compierlo. E c’è chi bleffa pure sul curriculum, come l’ex premier Giuseppe Conte, che lo farcì di qualche esperienza rivelatasi poi inventata. Peccato che ciò non gli impedì di stare a capo di due governi nel giro di due anni e mezzo. Come siamo clementi noi!

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