Allorché era stato indicato quale segretario del Pd, nel marzo del 2019, Nicola Zingaretti aveva scelto l’ambientalismo come cavallo di battaglia della sua segreteria, la quale avrebbe edificato un nuovo partito democratico segnando una netta cesura con il passato. E il 15 marzo lanciò un evidente segnale in questa direzione, partecipando alla sua prima manifestazione di piazza in qualità di segretario, lo sciopero studentesco per il clima, promosso dall’ambientalista svedese Greta Thunberg.
Tuttavia, l’amore per l’habitat naturale sventolato da Pd e Zingaretti ha finito per il rivelarsi più finto dei soldi del Monopoli. Un gigantesco bluff per accaparrarsi voti cavalcando la moda del momento, ossia la lotta ai cambiamenti climatici che sarebbero dovuti all’azione sconsiderata della nostra specie la quale, ritenendosi padrona indiscussa del creato, non rispetta la natura, animali inclusi, decretandone l’estinzione, come estinti sono i 13 milioni spesi da Zingaretti per mascherine mai arrivate.
Nicola intendeva convincerci di essere un difensore di fauna e flora schierandosi al fianco dei giovani seguaci di Gretina. Ma si sa che le azioni contano di più delle intenzioni. E con i fatti il presidente della Regione Lazio si conferma essere, pure quest’anno, uno che se ne infischia del benessere dell’ecosistema e delle bestie che lo abitano. Infatti, ignorando persino i pareri contrari del ministero dell’Ambiente e dell’Ispra e nonostante gli incendi e quella che il Pd seguita a ritenere una emergenza sanitaria, ossia la diffusione del contagio da coronavirus, il presidente Zingaretti ha autorizzato con un decreto l’apertura addirittura anticipata della stagione venatoria 2020-2021.
Del resto è oramai evidente che il pericolo di espansione del Covid-19 sussiste, secondo i gialli e i rossi (ormai stretti alleati), soltanto quando a manifestare è l’opposizione o ad andarsene in giro sono i giovani e non i migranti clandestini che violano l’obbligo di quarantena, scompare invece miracolosamente allorché si tratta di celebrare il 25 aprile, o la festa della Unità, o di onorare la festa islamica del Sacrificio, che si è tenuta tra luglio ed agosto, nel corso della quale sono stati sgozzati senza stordimento migliaia e migliaia di ovini e caprini in casa, nel garage o in macelli abusivi.
Dunque, grazie a Nicola, amico dei cacciatori, in barba al decantato amore per la natura che deve essere salvaguardata dall’agire violento dell’uomo, il 2 e il 3 settembre comincerà lo sterminio delle tortore, che potranno essere abbattute a fucilate dalle ore 5:40 alle 19:40 (fino al 2017 le giornate di preapertura non potevano prolungarsi oltre le 15). Unico limite: ogni cacciatore potrà ammazzare al massimo 5 tortore al dì. Insomma, Nicola dimostra apprensione per le sorti dell’orso polare ma se ne frega della tortorella selvatica locale, la quale nelle valutazioni europee è indicata, come ha specificato l’Oipa, in precario stato di conservazione.
È stata ignorata la nota inviata dall’Ispra alla Regione Lazio i primi di agosto nella quale si evidenziava che convenisse escludere l’apertura anticipata della caccia, la quale avrebbe dovuto semmai partire dalla terza domenica di settembre al fine di evitare di esporre a serio rischio la sopravvivenza della tortora.
Come se non bastasse, è intervenuto altresì il dicastero dell’Ambiente, che nel 2018 ha esortato le Regioni e le Province Autonome a non sdoganare la preapertura della caccia a tale uccello selvatico. Zingaretti, allo scopo di anticipare la stagione venatoria, ha fatto leva su un parere dell’Agenzia regionale per i Parchi del Lazio il quale attesta che negli ultimi cinque anni la fase espansiva della popolazione della tortora “è probabilmente terminata” e quest’ultima “mostra un trend stabile e uno status soddisfacente”. Come dire, dato che codesti pennuti “probabilmente” sono abbondanti, trucidiamoli.
“Ricordiamo che nel 2018 lo stesso Zingaretti aveva promesso che non avrebbe autorizzato le preaperture, promessa non mantenuta né nel 2018 né negli anni successivi”, ha commentato la delegata Oipa di Roma, Rita Corboli. “Tenuto conto che la fauna selvatica ha molto sofferto dei numerosi incendi e che siamo ancora in uno scenario di emergenza sanitaria, ci saremmo aspettati una maggiore sensibilità da parte del presidente della Giunta regionale, il quale invece con il suo decreto ha ancora una volta deluso gli amanti degli animali e dell’ambiente”, ha aggiunto Corboli. Chissà perché noi non ci stupiamo.
Dopotutto se siamo nelle mani dei giallorossi è perché Zingaretti non rispettò l’impegno che, qualora fosse caduto il governo, giammai sarebbe diventato socio dei grillini, agevolando in tal modo il ritorno alle urne. “Lo dico davanti a tutti e per sempre, mi sono perfino stancato, e lo trovo umiliante, di dire che non intendo favorire alcuna alleanza o accordo con i cinquestelle, li ho sconfitti due volte e non governo con loro”, aveva urlato il governatore del Lazio qualche mese prima sul palco.
Insomma, un nome una garanzia.