In 5 giorni sono arrivati sulla nostra penisola 1.561 migranti. Tra questi un numero ormai indefinito (abbiamo perso il conto) di positivi o individui che si rivelano positivi dopo qualche giorno. Agghiacciante: soltanto il 22 luglio ne sono arrivati 689. Il giorno precedente 384, quello successivo 253. Tra oggi e domani giungeranno certamente i 140 che ora si trovano in acque internazionali. Nessuno è disposto ad accogliere infetti: solo l’Italia. E questa garanzia incentiva le partenze.
Si tratta di un esodo in massa che ha origine non solo nel continente africano ma pure in Asia. Va da sé che gli sbarchi avvengono nella parte inferiore dello stivale. I cittadini di Amantea, in Calabria, una decina di giorni fa si sono opposti al trasferimento dei migranti infetti all’interno del loro comune. Due giorni di proteste. Poi nessuna reazione.
I meridionali abbassano la testa ed accettano che l’esecutivo faccia invadere il loro territorio e distribuisca soggetti contagiati trasferendoli da una regione all’altra a bordo di pullman all’interno dei quali chi non è ancora infetto rischia di contagiarsi. Del resto, quando la mole di individui è così nutrita, arduo mantenere il distanziamento sociale. A Lampedusa si vive nella promiscuità. L’isola scoppia.
Eppure ci domandiamo: per quale ragione gli abitanti del Mezzogiorno non si oppongono? A fine febbraio, dopo i primi casi in Lombardia e in Veneto, quando ancora nessuno di noi aveva idea di come ci avrebbe travolti l’epidemia, i cittadini di Ischia bloccarono i pullman dei turisti veneti: si ribellarono con violenza inaudita al loro ingresso per paura che potessero essere contagiati e quindi diffondere il Covid-19. Numerosi sono stati anche gli episodi di discriminazione ai danni dei settentrionali con tanto di cartelli in cui compariva la scritta: “Non si affitta ai lombardi”.
Ora abbiamo la certezza assoluta che molti degli extracomunitari che sbarcano in Italia sono positivi al corona, non è un sospetto, e non vengono mica a portare soldi e prosperità, bensì per campare a nostre spese, inoltre fuggono dalle strutture che li ospitano, poiché allergici a qualsiasi tipo di limitazione e di regola. Allora cosa aspettano calabresi, siciliani e pugliesi? Perché non scendono in piazza, non organizzano manifestazioni, non bloccano gli accessi alle città, ai paesi?
Il governo continuerà a tenere le porte aperte, a lodare l’accoglienza, a promuovere gli sbarchi, a metterci in pericolo, favorendo una seconda ondata di contagi dall’estero. Spetta al popolo sovrano adesso il compito di dire basta.