In questo ultimo anno e mezzo abbiamo imparato sulla nostra pelle a fidarci poco delle parole del ministro della Salute Roberto Speranza. Soltanto a guardarlo ci prende il magone, poiché Roberto non è di sicuro il tipo che sembra sprizzare salute da tutti i pori. Tuttavia, come un libro non si dovrebbe giudicare dalla copertina, così un politico non dovrebbe essere valutato dalla sua cera. Del resto, a parlare sono i fatti. E lo fanno pure in maniera eloquente. Nel gennaio, così come nel febbraio del 2020, poco prima che l’Italia venisse travolta dal coronavirus, Speranza ci rassicurava in diretta televisiva: il covid-19 non arriverà nel Bel Paese, ma nel caso in cui questo scenario “che noi escludiamo totalmente” – testuali termini aveva adoperato il ministro – dovesse presentarsi, “il Paese è pronto”. Peccato che di pronto non c’era un bel niente. Ma proprio proprio niente, neppure uno straccio di piano pandemico adeguatamente aggiornato, figuriamoci le terapie intensive, carenti pure nelle seconda e terza ondate.

Memore delle figuracce e degli errori inanellati uno dietro l’altro, Roberto è diventato uomo cauto e previdente. Prova ne è la decisione assunta ieri: il titolare del suddetto dicastero ha firmato la proroga fino al 21 giungo dell’ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a coloro che provengono da India, Bangladesh e Sri Lanka, Nazioni dove circola una temibile variante, che, secondo parecchi scienziati, potrebbe addirittura resistere ai vaccini attualmente disponibili. Incamerare persone che sono potenziali vettori di infezione in questa fase della campagna vaccinale comporterebbe il pericolo di vanificare tutti gli sforzi fino a qui compiuti, sia sul piano sanitario che economico. Ecco perché la scelta di Speranza appare giusta e sensata. A renderla sciocca, ridicola e vana, tuttavia, concorre un elemento non trascurabile: vero è che in volo e legalmente dal Bangladesh in Italia non si può migrare almeno fino al 21 giugno, eppure sul barcone e clandestinamente si entra in Italia viaggiando dal Bangladesh che è una bellezza. Anzi, se vogliamo dirla tutta, proprio nelle ultime settimane è incredibilmente lievitato il numero di clandestini di nazionalità bengalese che approdano sulle nostre coste, attestandosi addirittura il Bangladesh quale primo Paese di provenienza degli sbarcati. C’è stato una sorta di boom di cittadini bengalesi: dal primo gennaio al 30 maggio ne abbiamo accolti a braccia aperte ben 2.520 su un totale di 14.412 immigrati. E molti di più ne accoglieremo nelle prossime settimane, complice la bella stagione. Quindi non ci consola affatto che Speranza “chiuda gli aeroporti” e tenga aperti i porti per chi si mette in viaggio dalle aeree del globo in cui la variante indiana imperversa.

Ecco perché l’ordinanza del ministro assomiglia ad una presa per i fondelli, l’ennesima, dal momento che la sua funzione è soltanto quella di illudere gli abitanti della penisola che Speranza stia lavorando con impegno allo scopo di tutelarne il benessere. Inoltre, interrompere i collegamenti aerei ma seguitare ad adottare clandestini che si affidano ai trafficanti di esseri umani non fa altro che agevolare e produrre sporchi business, illegalità e disprezzo delle regole. Si è imposta oramai la convinzione, a livello internazionale, che sul nostro territorio tutto sia consentito e che gli italiani siano fessi. Almeno quanto chi governa lo stivale.

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