Il livello di litigiosità endogena di partiti e movimenti ha raggiunto i suoi massimi storici. Ci si accapiglia ovunque, dentro e pure fuori dalle istituzioni. Codeste lotte fratricide riguardano sinistra, cinquestelle e sardine, dunque proprio coloro che, ergendosi a paladini delle buone maniere e della concordia, hanno lanciato l’allarme su una presunta spirale di odio che starebbe avviluppando il Paese per colpa dell’ormai capro espiatorio nazionale Matteo Salvini. Eppure soltanto nel centro-destra regnano armonia a fratellanza: più i progressisti si disgregano più i sovranisti si compattano e viceversa.

Il Pd è spaccato oltre che spacciato. L’ex segretario Matteo Renzi ha mollato i compagni dopo avere favorito il concubinaggio degli stessi con i grillini e ha fondato Italia Viva, il M5s ogni dì perde un pezzetto che, sebbene di poco valore, migrando altrove indebolisce sia il movimento che la maggioranza, mettendo in bilico un esecutivo pronto a cadere giù come un castello di carte truccate, ma il quale mirabilmente resiste. Renzi, che ha benedetto l’unione giallo-rossa, sostiene che difficilmente il M5s toccherà il 5% nelle varie elezioni regionali, eppure seguita a tenere in piedi questo governo di cui è azionista e che è in piena fase di erosione.

Sta di fatto che il gruppo misto, il quale dovrebbe essere composto da quattro gatti randagi, è costituito ad oggi da 33 parlamentari alla Camera e 17 al Senato. Traditi e traditori, che popolano un purgatorio sempre più affollato di anime in pena, alla ricerca di una propria dimensione, i quali rappresentano bene la situazione generale dell’Italia. Essa è alla deriva nonché sospesa, in attesa di qualcosa che alcuni sperano che avvenga ed altri scongiurano sprecandosi in volgari gesti apotropaici ché tanto vale provarle tutte.

Persino le sardine si smembrano: a Napoli due gruppi ufficiali battibeccano circa l’alleanza elettorale tra pentastellati e democratici, c’è a chi piace e c’è chi la detesta; invece, a Bologna, dove i pesciolini sono stati concepiti, alcuni di questi appoggiano la ricandidatura di Stefano Bonaccini alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, altri avversano codesta scelta. Si sta tutti contro tutti.

Usare come collante l’antisalvinismo sembra dunque non bastare per restare appiccicati e guardare verso la medesima direzione. Del resto, anche l’antiberlusconismo grillino ha dimostrato i suoi limiti ed infine non ha dato buoni frutti. Non è sufficiente individuare un nemico comune per stare insieme, bisogna sottoscrivere pure una visione, un programma, un percorso nonché valori definiti che non vengano rinnegati alla prima occasione, mandando in palla l’elettore che osserva la politica come fosse una telenovela argentina degli anni Ottanta.

Insomma, per andare avanti, per reggere, per vincere, per non estinguersi, è necessaria una identità, poiché chi ne è privo fa la fine dei cinquestelle, i quali ora sposano la Lega e attaccano il Pd e un attimo dopo sposano il Pd e attaccano la Lega, permanendo in quella zona grigia e paludosa in cui stazionano coloro che non si schierano mai, che mantengono il piede in due staffe, che non hanno il coraggio di assumere una posizione netta, costringendosi ad essere tutto e pure niente. Sotto questo profilo l’unico vero possibile leader di un Movimento-banderuola come quello di Davide Casaleggio non può essere che il narciso avvocato di se stesso Giuseppe Conte, il premier double face, adatto a tutte le stagioni, capace di fare un’affermazione ed il giorno seguente sostenere l’opposto senza arrossire, senza scomporsi, senza alcun imbarazzo.

L’assenza di basi solide non conduce soltanto alla guerra tra fazioni opposte, ossia agli scontri interni e allo sbaraglio, ma altresì alla sconfitta elettorale. Lo confermano gli ultimi sondaggi. Il M5s è al 15,2%, il Pd al 18,4%. Crescono invece Lega, primo partito (32,9%), e Fratelli d’Italia (10,4%). Il centro-destra unito raggiunge il 49%, ossia è preferito dalla metà degli italiani rispetto ad una coalizione Pd-M5s, la quale si attesterebbe al 33% e che soprattutto non esiste. Di fatto, grillini e democratici sono alleati al governo e solamente in funzione anti-Salvini allo scopo di non perdere, cioè l’unica ragione che li tiene insieme è il tentativo di non soccombere schiacciati dalla Lega. E come motivo questo, essendo puramente utilitaristico, non è né forte né valido ai fini di ottenere il consenso, dunque fiducia e stima da parte dell’elettorato.

I pentastellati erano indistruttibili allorché se ne stavano uniti. Oramai sono l’uno contro l’altro. Come si trionfa lo sapeva bene anche Sun Tzu, autore di un saggio militare che risale al VI-V secolo a.C., “L’arte della guerra”, il quale scrisse che per piegare l’avversario occorre spezzarne le alleanze, dividerlo, frammentarlo, ed aggiunse: “Chi ha creato un esercito compatto, con soldati e ufficiali che combattono per un unico fine, sarà vittorioso”. Del resto, l’unione fa la forza. Soprattutto nelle tetre stanze della politica.

Articolo pubblicato su Libero il 18 gennaio del 2020

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