Per i romantici impenitenti l’amore è due cuori e una capanna, ma anch’essi, come tutti, per il matrimonio non badano a spese. Se, da un lato, ci sposiamo sempre meno; dall’altro, paghiamo sempre di più per rendere indimenticabile il fatidico giorno del sì e per la sua organizzazione impieghiamo circa 12 mesi, che diventano i più stressanti della vita dopo quelli dedicati alla pianificazione del divorzio. E poco importa se da lì a qualche anno, alle prese con separazioni difficili, vorremmo poter cancellare quel dì.

Secondo un’indagine del sito Matrimonio.com, il costo medio delle nozze in Italia è di 23.970 euro, ma può arrivare anche a 40 mila o toccare i 100, per un giro d’affari di 4 miliardi e 872 milioni. Insomma, sembra davvero che convenga restare scapoli, almeno per le tasche. Ad abbassare la media è il Settentrione, dove si cacciano circa 22.103 euro contro i 30.337 sborsati nel Mezzogiorno al fine di assicurarsi uno sposalizio favoloso, che di regola è quello che fa schiattare di invidia amici e parenti, lasciandoli sbalorditi oltre che satolli come tacchini ripieni. “Ostentare” è la parola d’ordine, persino ciò che non si possiede. Insomma, pur di maritarsi degnamente ci si indebita. Il che non è un modo molto intelligente di inaugurare un’esistenza a due.

A gravare sulla spesa complessiva troviamo al terzo posto l’abito da sposa, il cui costo medio per il “made in Italy” si aggira tra i 2.500 ed i 4.000 euro. I prezzi possono lievitare ulteriormente a seconda delle lavorazioni, dei ricami e dei tessuti. Nessuna donna sarebbe mai disposta a rinunciare al vestito nuziale delle sue brame, piuttosto cambierebbe lo sposo, e per aggiudicarselo si arrivano a scucire migliaia e migliaia di euro, senza sensi di colpa poiché “ci si sposa una volta sola”, o almeno questa è l’aspettativa.

Stando ai dati raccolti da ProntoPro e Compass, la città in cui si spende di più per diventare marito e moglie è Roma, con un costo medio di 17.820. Nella capitale le signore per l’abito bianco di tipo sartoriale spendono circa 5 mila euro; segue Napoli, con 17.400 euro di spesa generale e 3.700 per il vestito; poi Palermo, Milano, L’Aquila, Bari, Potenza e così via. La città in cui si fa più economia è Cagliari, dove convolare a nozze implica un’uscita di 11.725 euro, tuttavia pure qui per un vestito di qualità le promesse sposine versano mediamente 3.650 euro.

Secondo Prontopro e Compass, l’elemento che incide di più sul conto finale è il catering, subito dopo troviamo l’abito per lei. Selezionato di norma insieme alla mamma, qualche volta anche la suocera, e le amiche più strette, verrà indossato qualche ora, per poi finire chiuso con la naftalina all’interno di armadi che lo contengono appena, poiché tale veste è di solito molto ingombrante in quanto fabbricata con metri e metri di stoffe. Tuttavia, allorché ci si accasa, non si riflette mai su ciò che ne sarà di quell’indumento tanto agognato. A fine giornata avrà svolto la sua unica fondamentale funzione. E chissà se nella testa delle novelle spose, mentre lo ripongono condannandolo all’ingiallimento, balena mai l’osservazione più sensata, sebbene tardiva: “Quanto denaro sprecato!”. In fondo, ci si può sentire al proprio meglio ed essere eleganti pure senza restare al verde.

Tuttavia, l’abito da sposa è nelle fantasie di tutte le fanciulle del pianeta fin da quando sono bambine. Così tanto che viene il sospetto che alcune signorine abbiano fretta di giungere all’altare solo per poterselo infilare. Ognuno coltiva le sue aspirazioni, del resto.

Il velo si vuole possedere. Ecco perché il mercato dell’affitto breve in questo settore non è decollato, tanto che la percentuale di coloro che decidono di noleggiare il vestito per la cerimonia non tocca neanche l’1%. L’88% delle ragazze scegli di affidarsi ad uno specialista, il 62% ad una firma specializzata; il 26% ad uno stilista specializzato; il 5% ad una firma o ad uno stilista non specializzati; il 3% alla sarta di famiglia e l’1% risparmia per rispettare le tradizioni familiari, arrivando in chiesa con la veste che decenni prima aveva messo addosso la mamma per sposare il babbo, (dati Matrimonio.com). In un periodo in cui i soldi scarseggiano, i connubi finiscono, le separazioni ed i divorzi aumentano, ha senso acquistare stoffe da 10 mila euro ed oltre?

Certo, coloro che pronunciano il sì non lo fanno nel presupposto che domani la loro unione possa naufragare, bensì credendo che sia per sempre, e forse solo l’eternità potrebbe giustificare il budget stellare.

Tuttavia il problema c’è e resta uno soltanto: nel matrimonio si investono più soldi che valori, mentre dovrebbe essere il contrario. Sempre dallo studio condotto da Compass e Prontopro lo scorso anno emerge che il 65% degli italiani considera il maritaggio un legame non troppo impegnativo e solo 4 abitanti della penisola su 10 vedono questo momento come il coronamento del sogno di tutta quanta la vita. Eppure prosciugano il conto in banca pur di fare le cose in grande stile. Resteranno le fotografie, caricate sui social network con orgoglio per anni. Almeno finché del marito, o della moglie, non se ne avrà abbastanza.

Articolo pubblicato su Libero il 2 luglio del 2019

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