“Cacciare”, già, è proprio questo il verbo che leggiamo ormai quotidianamente sulle prime pagine dei giornali italiani a proposito dei non vaccinati, impropriamente definiti “no vax” con una pericolosa e disonesta semplificazione volta a rendere ancora più grave il preconcetto nei confronti di coloro i quali, per motivi di salute o per scelta libera e legittima, ancora non si sono fatti inoculare il vaccino e non hanno intenzione di farlo. La caccia è aperta, insomma, fatevi sotto. È questo il senso di certi titoloni.

Occorre stanare questa nuova categoria sociale sulla quale si addensano accuse di ogni genere: i non vaccinati vengono etichettati quali “irresponsabili”, “egoisti”, “ignoranti”, “cretini”, e questo è niente. Altri termini molto in voga sono “delinquenti”, “criminali”, “terroristi”, “variante pericolosa”. Colpire i non immunizzati è il nuovo sport nazionale e ci si impegna per essere i migliori a farlo. Va da sé che questa impostazione così aggressiva e tendente alla polarizzazione acuisce la rabbia verso individui che non possono essere ritenuti colpevoli di scegliere legittimamente di non sottoporsi ad una vaccinazione facoltativa.

Siamo passati dalla paura nei confronti del virus, alimentata come un delirio ogni dì dai media, al pregiudizio e all’odio verso i non vaccinati. Ora non temiamo più le variabili, ma temiamo i non vaccinati: sarebbero questi ad infettare. E tale tesi viene sostenuta da esperti, politici, giornalisti, i quali, adoperando un linguaggio carico di livore, trattano chi non la pensa come loro e chi esercita i propri diritti alla stregua di un coglione, con un senso di superiorità e una arroganza che non dovrebbero appartenere a chi ha il dovere di difendere il pluralismo delle voci, la libertà di parola, il diritto di scelta.

Perdonatemi se mi inserisco in questo articolo, ma il sito è il mio e almeno qui non subisco la censura di chi mi fa notare che le mie posizioni, quelle che ho adesso espresso, sono inconciliabili con una determinata linea definita “di buonsenso”. Per strada prima sentivo parlare di virus, ora sento parlare soltanto di non vaccinati, di quanto siano brutti e cattivi, deficienti e temibili. Ormai è opinione diffusa che rinchiuderli e privarli della possibilità di sedere al bar e al ristorante al chiuso, partecipare, in sintesi, alla vita sociale, sia non semplicemente giusto e normale, ma pure indispensabile allo scopo di pervenire ad una società libera. Ma quale società può dirsi libera se reprime la libertà di chi non si adegua e si conforma alla maggioranza? Quale società può dirsi libera laddove reprime le libertà essenziali come se fossero niente?

Già lo scorso anno avevo già messo in guardia i lettori dal rischio che la prolungata e ingiustificata compressione dei diritti costituzionali avrebbe potuto produrre una sorta di assuefazione alla perdita delle libertà. Ci si abitua a tutto, ci credete? Ci si abitua persino all’essere schiavi. Ebbene, eccoci qui. Stiamo discutendo di Green Pass obbligatorio per potere uscire di casa e entrare in un locale. Ne sta discutendo il nostro esecutivo, mentre tale ipotesi non dovrebbe nemmeno essere ventilata. Non è già inquietante che questo avvenga?

Verranno tempi più oscuri? Certo che sì. Ma noi possiamo impedirlo difendendo quei valori superiori che stanno alla base del nostro ordinamento e della nostra Civiltà e che sono stati troppo a lungo soffocati con la presunzione di farlo nel rispetto dei principi di precauzione e di proporzionalità, i quali tuttavia non vengono affatto bilanciati tra loro. Insomma, a fronte delle terapie intensive e delle corsie vuote nonché del calo del numero di decessi (ieri solo 3) e della immunizzazione di oltre 26 milioni di italiani, non dovremmo proprio ciarlare di Green Pass obbligatorio per godere di diritti costituzionalmente garantiti. Eppure…

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