di Tommaso Montesano

Donald Trump può stappare una bottiglia di champagne. Come nel 2016, i principali media internazionali – in primis quelli italiani – hanno già emesso la loro sentenza: il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà Joe Biden, il suo sfidante democratico. Nessun dubbio: troppo ampio il divario, a livello di sondaggi, tra i due principali contendenti per la Casa Bianca.

Ed è qui che “The Donald” può festeggiare. Perché analoga sicurezza era stata manifestata quattro anni fa, quando Hillary Clinton pareva una macchina da guerra inarrestabile. Ricordiamo bene poi come è andata: Trump, sottostimato dalle rilevazioni degli istituti di ricerca, ha sfondato in Stati che i democratici consideravano sicuri (Pennsylvania, Michigan, Wisconsin), oltre che a vincere in quei territori tradizionalmente incerti (Ohio, Florida).

Fu il trionfo della “silent majority”, la maggioranza silenziosa così refrattaria a spiattellare ai quattro venti il proprio voto. Non a caso è proprio questo – “silent majority!” – uno degli hashtag preferiti dal presidente repubblicano, assiduo frequentatore di Twitter.

Trump sa bene che, al di là dei numeri raccontati dai sondaggi, sarà l’America profonda, che non ama la propaganda né le analisi autoreferenziali dei “mainstream media”, ad avere l’ultima parola. Non solo: il sistema elettorale Usa non prevede l’elezione diretta a livello nazionale, ma saranno gli esiti delle battaglie nei singoli Stati a determinare il risultato.

Quindi ogni numero diffuso a livello generale sulle intenzioni di voto è semplicemente inutile, oltre che fuorviante. Trump, come nel 2016, può perdere nel voto popolare, ma vincere nel collegio elettorale, strappando all’avversario Stati decisivi dove la battaglia è aperta.

Anche a voler prendere per buone le cifre delle rilevazioni, finora Biden è stato premiato dai numeri perché è rimasto di fatto assente dal dibattito. Anziano; legnoso; incline alle gaffe; tutt’altro che nuovo; in politica da decenni; il vecchio Joe ha capito che l’unico modo per restare a galla e nascondere i suoi difetti è quello di inabissarsi. Nel bene e nel male, finora ha fatto tutto Trump. Sia sul fronte della lotta al Covid-19, sia sulla contrapposizione rispetto alle proteste dei “Black Lives Matter”.

Ma la politica dello struzzo non potrà durare a lungo: fisiologicamente, mano a mano che le elezioni si avvicineranno (si voterà a novembre), Biden dovrà uscire allo scoperto e confrontarsi con Trump. Ci saranno i dibattiti televisivi. E nessuno sa essere mattatore come “The Donald”.    

Tommaso Montesano

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