Pur avendo incassato la fiducia di Camera e Senato ed avere agito nel rispetto delle procedure previste e stabilite dalla nostra Costituzione, l’avvocato del popolo ha già cominciato a sviluppare una sorta di patologia che affligge non di rado coloro che detengono il potere, ossia il cosiddetto “complesso dell’usurpatore”, teorizzato dalla professoressa Domenica Mazzù. Ebbi modo di approfondire questa seducente tematica nel corso del mio primo anno di studi presso la facoltà di Scienze politiche di Messina. Si tratta della paura ossessiva che cova il potente di essere presto spodestato da qualcun altro poiché egli ha coscienza del fatto che la propria autorità non sia legittima. In questo caso più che mai, dal momento che a Giuseppe Conte manca una qualsiasi forma di legittimazione da parte del popolo: non è mai stato candidato né eletto ed è arrivato a Palazzo Chigi per volontà non degli italiani, bensì di Luigi Di Maio, il quale a sua volta è percepito ora dai suoi elettori come colui che ha tradito solenni promesse. Ecco perché Conte ci tiene tanto nei suoi discorsi a sottolineare di avere tessuto ottimi rapporti personali con Ursula von der Leyen e altri soggetti di spicco in Europa e all’estero: cerca di trarre da questi forza e approvazione di cui è privo. Tuttavia, agli occhi degli abitanti della penisola non saranno codeste relazioni a convalidare la sua figura ed il suo ruolo. Egli è avvertito come un usurpatore ed un usurpatore egli si sente. Intrappolato nella sua paura, Conte sa che come lui “ha scippato il potere”, altri potranno scipparglielo. Se Matteo Salvini è considerato (stoltamente) game over, Matteo Renzi rappresenta al contrario una minaccia concreta al nuovo esecutivo di cui – paradosso – egli stesso è stato promotore e facilitatore. Renzi è per Conte un’incognita, un gigantesco punto interrogativo, colui che gli ha permesso di mantenere il sedere sulla poltrona, rendendosi artefice di questa intesa, e colui che lo farà precipitare per terra. Il fiorentino con un sorriso simile ad un ghigno, se solo il presidente del Consiglio gli esternasse codesti timori, gli risponderebbe: “Giuseppe, stai sereno”. E ciò di sicuro non lo rassicurerebbe. È più che concreto il sospetto che l’ex premier democratico abbia architettato un piano per riprendersi il potere dopo avere mandato al macello sia il M5s che il Pd, liberandosi una volta per tutte delle zavorre. In effetti, Renzi ha favorito l’accordo tra i gialli ed i rossi, ma allo stesso tempo ha mantenuto le distanze sia dagli uni che dagli altri. Insomma, per Matteo questo esecutivo è un mostro, tuttavia “si ha da fare”. Lo guarda con un sorrisino che è di disgusto, dichiarando senza troppi problemi che purtroppo occorre realizzarlo per liberarsi di Salvini e dei pericolosi populisti. Dalla sua parte il fiorentino ha i suoi fedelissimi, i quali potrebbero staccarsi dal Pd al momento opportuno, con un pretesto qualsiasi, per formare un nuovo gruppo parlamentare che farebbe saltare in aria la maggioranza e quindi il BisConte. A giudicare dall’atteggiamento nonché dall’espressione da Gioconda stampata sul viso di Maria Elena Boschi, acerrima nemica dei grillini, durante il discorso del premier lunedì mattina in aula questo appena delineato appare uno scenario più che possibile. Ella non applaudiva, non partecipava in alcun modo a ciò che stava accadendo, ne era spettatrice muta e paziente. Forse tutto sta andando secondo i programmi, quelli di Renzi, il quale non si accontenterà di certo, per stare cheto, della presidenza del partito, ora occupata da Paolo Gentiloni. Gliela vogliono offrire i suoi compagni. Che ancora non hanno capito che Renzi punta ben più in alto. Esautorati il pd ed il M5s che avrà governato con il “partito di Bibbiano”, non resterà che riedificare una vergine ed immacolata sinistra. E Matteo aspira ad esserne il sovrano. 

Le fobie di Conte sono più che fondate. Il suo governo è appeso ad un filo e Renzi tiene le forbici in mano. 

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Articolo pubblicato su Libero l’11 settembre 2019

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