Non vi è dubbio che il Ministero della Salute non sia mai stato tanto importante e decisivo per le sorti del Paese e del suo popolo come nell’ultimo anno e mezzo. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, succeduto a se stesso nel passaggio dal Conte Bis al governo Draghi, ha in questo periodo emesso ordinanze che hanno inciso profondamente nelle nostre vite, dato che con esse sono state introdotte severe limitazioni alle liberta fondamentali, che sono inviolabili.

Tale dicastero si è occupato della gestione della pandemia e non sempre ha agito bene, ove consideriamo il record di morti, la confusione di regole non sempre chiare e spesso persino illogiche, i ritardi e così via. Saremmo disposti ad accettare più facilmente codeste inefficienze se il ministro delle Salute in carica fosse, o fosse stato, un politico molto apprezzato dagli elettori, i quali non designano i ministri ma almeno si aspettano che vengano individuati e nominati tra i più competenti esponenti dei partiti più votati. Invece no. In Italia questo non accade da un bel po’.

Ed ecco infatti che ci ritroviamo a capo della Sanità Roberto Speranza, il quale, a differenza di tanti colleghi, si è sì presentato al popolo elettore il 4 marzo del 2018, tuttavia il partito di cui è segretario, Articolo Uno, vale molto meno del 2%. Articolo Uno componeva la lista elettorale di Liberi e Uguali, che tutta ha conseguito un misero 2,2% di preferenze. Niente, insomma! Così, Roberto Speranza, laureato in Scienze Politiche, entrato nelle istituzioni grazie a quella percentuale miserrima, gestisce il ministero più incisivo nei destini di tutti quanti noi.

Ancora più stupefacente però è un altro elemento, che ci preme porre in luce. Articolo Uno, partito di cui Roberto Speranza è segretario, lo ripetiamo, ha come primo valore il lavoro, poi l’uguaglianza, la giustizia sociale, la non violenza, eccetera. Del resto, il richiamo all’articolo 1 della Costituzione non potrebbe essere più evidente e questo articolo definisce l’Italia “una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, affermando altresì che la sovranità appartiene al popolo.

Bene. Il lavoro, il lavoro, appunto, quel lavoro messo in crisi da continue chiusure e allentamenti e poi nuove chiusure che hanno devastato il sistema economico e il tessuto sociale, quel diritto al lavoro minacciato ogni dì dal governo che intende vincolarlo al possesso del Green Pass, cosa che già avviene per diverse professioni, pena la sospensione dello stipendio. Intanto Speranza cosa fa? A fine settembre l’80% della popolazione vaccinabile, ossia dai 12 anni in su, sarà vaccinata con due dosi, eppure Roberto parla di obbligo vaccinale e di altre possibilissime (a suo avviso) restrizioni.

Per il segretario di Articolo Uno la prudenza non è mai troppa, e chissà se, qualora egli avesse adottato lo stesso atteggiamento ispirato a cautela e accortezza nel gennaio e nel febbraio del 2020, quando Fratelli d’Italia e Lega chiedevano controlli per tutti coloro che entravano in Italia dalla Cina, Paese alle prese con un virus sconosciuto, le cose sarebbero andate diversamente. Almeno meno peggio di come poi andarono.

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