Eccolo lì il micio di casa, spalmato sul divano come burro sul pane, dopo avere fatto il pieno di crocchette, per la terza volta nel giro di due ore. Ormai non passa più dalla porta basculante attraverso la quale si dava alle scorribande. Era agile allora, felino e sinuoso, adesso di saltare e giocare non ha più nessuna voglia, poiché è chiatto, irrimediabilmente e clamorosamente chiatto. Per scendere dal sofà preferisce avere un aiutino, ché a sbattere il pancione sul pavimento si rischia di rimbalzare, tuttavia non osa chiedere, per pudore, per non contraddire la sua natura indipendente e fiera. Conta sulla sensibilità dei presenti.

Pure il veterinario ci ha messo in guardia: il gatto è sovrappeso, presenta problemi respiratori, valori del sangue sballati e il cuore è affaticato. Però il pensiero di costringerlo a stare a dieta ci rammarica. E poi cosa dovrebbe ingurgitare un animale in cura dimagrante? Forse l’insalata? Ce la tirerebbe in faccia.

Ormai è certificato il 95% dei gatti che dimorano nelle case degli italiani è obeso (dati Pet Obesity Task Force italiana). E non hanno alcuna intenzione di dimagrire, poiché più mangiano e più desiderano mangiare. Avrebbero bisogno di un bypass gastrico eseguito dal chirurgo texano Younan Nowzaradan, divenuto celebre grazie al programma tv “Vite al limite”, per riuscire a buttare giù qualche chilogrammo di troppo.

Ma quale fattore ha determinato questa epidemia di obesità felina? La responsabilità è nostra. Trattiamo i pelosetti come se fossero nostri figli, quindi umani, allora li ipernutriamo non negandogli neppure quegli alimenti di cui noi stessi ci cibiamo e che per i quattrozampe non sono affatto indicati: dalla pasta al gelato, passando per il cioccolato che per di più per i mici è tossico, per non parlare poi di salami, prosciutti, mortadelle, salsicce e ogni altro ben di Dio.

In certe famiglie il gatto è addirittura un commensale, il più importante, va da sé. Sta a tavola, partecipa a pranzi e cene, con quell’aria di sfacciata superiorità e sempre annoiata che abbandona solamente per un attimo, ossia allorché percepisce il profumo di qualche prelibatezza che gli viene sciorinata sotto il naso. E tac, un gesto repentino e il boccone è già nello stomaco, senza neppure il bisogno di masticarlo.

Senza dubbio nessun altro animale porta bene la sua ciccia come il gatto, che rende elegante qualsiasi cosa, persino il lardo, appunto. Finge di non farci caso, di non badare di essere diventato un muflone, affinché neppure gli altri se ne accorgano, si muove con disinvoltura sculettando sulle zampine tutto sommato esili e ci fa credere di essere a suo agio. Il che è impossibile. Il girovita è un mappamondo. E ormai la sua estensione gli impedisce anche una corretta igiene, come dire, beh, insomma, avete capito, intima, ecco.

I nostri gatti ci assomigliano, condividono i nostri vizi. Per questo sono ciccioni. Del resto, l’Italia vanta un primato di cui non possiamo andare orgogliosi: i bambini più in carne in Europa vivono proprio nel Paese emblema della dieta mediterranea, che negli ultimi anni abbiamo un po’ troppo rivisitato, fino a sconvolgerla con l’inserimento di prodotti confezionati e ricchi di calorie e l’esclusione di frutta, verdura e legumi. Un bimbo italiano su tre è grasso (dati Coldiretti), ossia il 30%. Insomma, se la passano peggio i gatti, ma neanche i nostri figli stanno poi così bene.

Crediamo che amare sia ingozzare, fa parte della nostra cultura in un certo senso, e questa è la prova che abbiamo forse una visione distorta dell’amore che non consiste nel dare troppo, nel soffocare, nel riempire a forza. Facile consegnare un panino in mano al ragazzino e parcheggiarlo davanti alla tv, più arduo dedicargli del tempo, ascoltarlo, giocare con lui, spiegargli quando è troppo, fissare dei limiti.

Se il vostro micio rientra in quel 95% di gattoni con problematiche di peso, è possibile che i primi a doversi mettere in discussione siate proprio voi, domandandovi dove stiate sbagliando. Non vi invitiamo ad andare a correre all’alba con il gatto al guinzaglio, anche perché è scontato che non vi seguirebbe. Basterà non offrirgli più gli avanzi dei vostri pasti, mischiare gli alimenti che più gradisce con altri meno calorici, ridurre un pochino le porzioni e ricordare che i mici, come i bambini, hanno bisogno più di attenzione che di pappa.

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