Sono professionisti di tutte le età, avvocati, medici, politici, intellettuali, coloro che vendono l’anima al diavolo. Un macrocosmo multisfaccettato ed impenetrabile quello del satanismo, tanto da rendere difficile sia agli esperti che alle forze dell’ordine pervenire a dati certi e precisi sul fenomeno, che resta sommerso.

Il vero satanista non è il ragazzino che, per seguire una moda, si veste di nero, indossa simboli blasfemi e ascolta musica di metallo pesante, bensì colui che coltiva il suo culto in sordina e non si fa riconoscere, se non da quelli che condividono il suo stesso credo attraverso una gestualità a noi del tutto sconosciuta.

A tracciare il profilo dell’autentico seguace del demonio è Luca Bernardo, primario del reparto di pediatria presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano nonché direttore del Centro Nazionale sul disagio adolescenziale del Polo pediatrico ASST Fatebenefratelli Sacco.
Dello stesso avviso è il sociologo e autore di numerosi libri in materia Massimo Introvigne, secondo il quale “satanismo religioso e satanismo giovanile sono due galassie che non comunicano”.

Introvigne distingue, inoltre, queste due forme di satanismo da “un uso politico e goliardico del satanismo da parte di atei che sventolano immagini di Satana come semplice provocazione anticristiana e spesso politicamente di sinistra, come di recente è avvenuto in America contro Trump”.

“Il satanismo non è un reato per lo Stato italiano”, precisa Bernardo. Ognuno è libero di credere in ciò che gli pare, persino in Belzebù, e ci mancherebbe altro. Tuttavia, come spiega il primario, diventa troppo spesso reato ciò che i satanisti possono compiere all’interno delle “famiglie”, ossia degli ordini a cui appartengono.

Manipolazione e coercizione del minore, violenza sessuale, fisica e psicologica, spaccio di droga. Sono solo alcuni dei reati che rendono il culto del Male un pericolo a cui prestare attenzione. Lo sa bene il medico, che in questi anni ha accolto all’interno della Casa pediatrica del Fatebenefratelli adolescenti venuti a contatto con i fedeli di Satana, aiutandoli a venire fuori da quella selva oscura di devianza in cui il giovane smarrisce innanzitutto se stesso.

“Ho visto degli automi, la cui volontà era stata semplicemente annullata. Funzionavano come interruttori che si accendono e si spengono a comando”, racconta Bernardo.
Le famiglie di Satana funzionano un po’ come la ‘ndrangheta. Questo tipo di struttura familiare, all’interno della quale gli adepti sono spesso legati dal vincolo del sangue, le rende solide ed impedisce che i reati vengano allo scoperto e denunciati. Come nella ‘ndrangheta, a chi aderisce viene intimato: “Nella famiglia si entra e non si esce”. Ogni famiglia venera il suo demone.

Il satanismo è diffuso in tutta Italia, in provincia e nelle grandi città, soprattutto a Torino, Genova, Roma, Napoli e Palermo. A Milano sono attive circa 5 o 7 famiglie. Sebbene queste preferiscano compiere reati sui minori che fanno parte della famiglia stessa, non mancano i “talent scout” di giovani matricole da corrompere e “adottare” all’interno del circolo familiare. L’adescamento avviene non davanti alle scuole, bensì all’interno dei locali in cui viene prodotta e consumata la musica metal o quella satanica nonché in occasione dei rave party.

“Gli adulti sono molto abili nell’individuare i giovani più fragili, soli, cresciuti in famiglie problematiche, ai quali proporre la prospettiva allettante di una nuova famiglia, più presente, pronta a difenderli, ad accoglierli e ad amarli”, spiega Bernardo. L’obiettivo è aggredire questi ragazzi per trasformarli nel cosiddetto “gioco del satanista”, ossia prodotti sempre a disposizione degli adepti, a loro (ab)uso e consumo.

La violenza più diffusa all’interno di questi circuiti è quella sessuale. Essa rappresenta uno strumento per avvicinarsi sempre di più al proprio demone. 240 mila adolescenti, è questo il numero di minori che ogni anno vengono avvicinati dalle famiglie sataniche, secondo una ricerca condotta nel 2010 dal Centro nazionale sul disagio adolescenziale su richiesta dal Ministero dell’Istruzione.

Un numero che oggi è in costante aumento soprattutto a causa delle nuove tecnologie e del web che consentono ai satanisti di approcciare i giovani attraverso i forum, i social network e le chat.

Il satanismo si fa sempre più “tecnologico”, rendendo la rete una trappola non di rado mortale in cui è facile restare avviluppati.
“Non tutti i satanisti fanno del male”, sottolinea con forza Bernardo, il quale tuttavia ritiene che la segretezza che questi ordini mantengono e che viene tollerata dalle istituzioni sia incompatibile con il concetto di culto, oltre che potenzialmente pericolosa, rendendo le famiglie sataniche quasi delle società occulte.

Un esempio su tutti è costituito dalla Chiesa satanica italiana, con sede a Torino ed in altre città, per aderire alla quale è necessario fornire tutti i propri dati insieme alle proprie motivazioni e aspettare una risposta, che non sempre viene data. Anche i nomi dei membri sono segreti.

Insidioso al di là di ogni dubbio è il sempre più diffuso “satanismo acido”, quello che abbina alla venerazione di Satana l’uso di droghe, soprattutto sintetiche. Un binomio che, come ha raccontato la cronaca, può dare luogo a violenze terribili, come nel caso delle Bestie di Satana di Varese.

“È necessario che il satanismo, se davvero non persegue scopi non leciti, esca alla luce del sole”, dichiara il pediatra. Consiste in questo la migliore prevenzione possibile. Più arduo è aiutare i giovani ad uscire da queste famiglie, soprattutto per l’uso diffuso della minaccia che costringe la persona a vivere in uno stato di terrore permanente, anche quando si distacca da questo tipo di ambienti.

Infatti, il satanista può essere ovunque, in incognito, persino tra gli insospettabili, questo viene detto ai ragazzi che si allontanano: “Non vi potrete liberare mai, vi seguiremo ovunque”.
Non è un film horror. È realtà.
“State attenti ai vostri ragazzi, parlate con loro e ascoltateli”, raccomanda ai genitori Bernardo.

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