La pestilenza ha ridotto i consumi eccetto quello delle droghe, cresciuto proprio nelle fasi più acute delle chiusure, durante le quali chi abitualmente faceva uso di sostanze non ha incontrato impedimenti nel rifornirsi di “roba”. Sono sorti nuovi mercati di spaccio: adesso la droga viene sempre più di frequente acquistata sul web e consegnata direttamente a casa tramite fattorino.

Da un sondaggio fatto dalla comunità di San Patrignano sui giovani entrati nella struttura nell’ultimo anno dopo almeno un lockdown all’esterno (indagine che sarà presentata il 26 giugno in occasione della Giornata mondiale contro la droga) emerge che il 91,3% degli intervistati ha utilizzato sostanze anche in periodi di restrizioni, persino durante la rigida quarantena della primavera del 2020. L’80% di questi ha dichiarato di essere uscito di casa per recarsi a comprare gli stupefacenti, il 74,4% li ha ricevuti senza lasciare le mura domestiche, ossia è stato lo spacciatore o un suo corriere a recarsi presso il domicilio del cliente, e l’8% l’ha comperata in rete. Insomma, procurarsi questi veleni è molto più agevole di quanto si possa credere. C’è addirittura un 10% che ha ammesso di avere riscontrato maggiore facilità nel trovare droghe in questi mesi rispetto al periodo pre-covid.

I costi? Sono rimasti più o meno invariati, sebbene il 26% di coloro che hanno risposto al questionario ha notato un innalzamento dei prezzi, che, del resto, lievitano con la aumento della domanda.

E la domanda c’è, eccome se c’è. Depressione, ansia, paura, tristezza, stress, noia, mancanza di socialità, quindi solitudine, sono fattori che hanno indotto i soggetti più fragili a cercare rifugio nello sballo, cioè nello stordimento. L’96,7% si è fatto di cocaina, il 90,9% ha preferito l’hashish, il 46% l’ecstasy, il 45,6% l’eroina. E poi ci sono la ketamina (34,4%), sempre più diffusa, le amfetamine (29,5%), gli allucinogeni (28,6%). Mentre diminuisce rispetto al passato il consumo di eroina, esplode quello di pasticche.

Il trend dominante riguarda appunto i metodi di somministrazione: le sostanze non si iniettano quasi più, vengono assunte per via inalatoria (96,7%). Se una volta il 70% degli ospiti della comunità si bucava, oggi lo ha fatto solamente il 24,5%. In ascesa pure il ricorso alla cocaina fumata, ossia il crack, che determina una dipendenza ancora più forte e devastante rispetto alla cocaina inalata.

Ragazzi e ragazze, durante l’epidemia, non si sono fermati ad una unica sostanza, bensì le hanno provate un po’ tutte o quasi. La poliassunzione era una piaga prima e oggigiorno lo è ancora di più. Prioritario è tirarsi fuori da una realtà asfittica e cupa, attraverso quali mezzi è un dettaglio. Quindi si cerca di farlo con quello che capita. E mentre infuria il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe cosiddette “leggere”, preme sottolineare che quella da canapa rappresenta la dipendenza primaria per l’8,3% dei giovani che hanno varcato la soglia di San Patrignano tra 2020 e 2021, percentuale che non era tanto elevata da 5 anni. Proprio la cannabis, secondo i dati dell’Osservatorio europeo sulle droghe, è la sostanza più consumata in Europa: ne hanno fatto uso circa 47,6 milioni di maschi e 30,9 milioni di femmine. “La cannabis è un settore in cui i problemi da affrontare sono sempre più complessi e non possono che aggravarsi in futuro” per la comparsa di nuove forme di cannabis ad elevata potenza e di nuove modalità di consumo, si legge nel recente rapporto dell’Osservatorio. Chissà cosa ne pensano le sardine…!

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