Succede pure questo nel governo dei migliori tra i peggiori. Succede, ad esempio, che il ministro alle Politiche giovanili Fabiana Dadone, celebre per la fotografia da ella stessa postata di recente, precisamente il giorno della festa della donna, in cui la pentastellata poggia i piedi sulla scrivania ministeriale con jeans e felpa dei Nirvana, autocelebrandosi (non si capisce perché!), si è aggiudicata la delega governativa alle politiche antidroga.

Non comprendiamo i motivi di questa scelta, che definire “bizzarra” costituirebbe un eufemismo. Insomma, perché mai investire una persona la quale per lustri ha difeso la legalizzazione della cannabis, sottoscrivendo precise proposte di legge in tal senso, del ruolo di garante della lotta agli stupefacenti? È un po’ come mettere Luigi Di Maio, il quale è convinto che Matera sia in Puglia e che la Russia sia un Paese mediterraneo, a capo della Farnesina. Ah no, vabbè, questo è di fatto avvenuto. Transeat.

Tornando a Dadone, la ragione per cui risulta idonea a rivestire codesto incarico resta misteriosa. Forse la sua disinvoltura nell’indossare un abbigliamento tipicamente adolescenziale deve avere persuaso chi di dovere a reputarla un perfetto vettore di messaggi indirizzati ai giovani. Fabiana medesima ci ha spiegato sui social che spesso le danno della ragazzina, troppo fresca e troppo carina per dirigere un dicastero. Peccato, tuttavia, che questo modello in jeans e felpa è verde sì, come la cannabis strenuamente lodata dai grillini, ma anche poco credibile in tale materia, proprio perché – come abbiamo scritto poc’anzi, Dadone, ex ministro della Pubblica amministrazione, non ha nulla in contrario circa l’uso della canapa e i suoi colleghi altrettanto.

Il M5s sostiene che avere qualche piantina di marijuana in camera da letto sia più che normale. In un video pubblicato da Beppe Grillo sul suo blog nell’agosto del 2009, il comico ci ha illustrato con passione questi e simili concetti, specificando che “la cannabis non è che una piantina, che non può essere equiparata a una droga pesante. Chi lo fa è bacato di testa. Come si fa a incriminare una pianta?”, o che perseguire chi coltiva tale erba è “ingiusto, ipocrita, mortale, antisindacale, antiintelligenza” (sic!).

Infatti, i cinquestelle da sempre si battono non soltanto per l’annientamento della povertà (che hanno dichiarato di avere abolito) ma pure per la liberalizzazione della marijuana, di cui lodano i benefici, nonostante sia considerata una droga cosiddetta “leggera”, sebbene molti medici e scienziati sottolineino che essa non è light affatto e contribuisca a bruciare addirittura le cellule cerebrali, procurando danni irreversibili a chi la utilizza. Che imbarazzo dunque assegnare la delega alle politiche antidroga alla procannabis Dadone!

La ministra “ragazzina”, che “ama la musica rock pesante ma non si veste in maniera alternativa, che guarda film strappalacrime ma è emotivamente fredda come ghiaccio”, che vuole la liberalizzazione di certe droghe, è appena diventata una vera e propria istituzione nell’ambito del contrasto alle sostanze stupefacenti.

Amen.

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