Sollecitati dalle vostre copiose richieste, vi forniamo notizie riguardo quel gattaccio lì, di nome Giuliano, la cui foto segnaletica abbiamo pubblicato su Libero di Milano qualche settimana fa. Il tipo si è rivelato essere un vero mascalzone. Giuliano, micio dalla pelliccia rossa e dalla coda mozzata, di indole vispa ma anche tenera, era scomparso dalla sua abitazione, sita nei pressi di corso Buenos Aires, facendo precipitare parenti ed amici in uno stato di agitazione misto a sconforto.

Dalla campagna, infatti, dove aveva sempre vissuto, si era trasferito da poco tempo in città e ignorava del tutto le insidie della metropoli. Va da sé che i familiari immaginarono il peggio, dopo avere atteso invano per due o tre giorni che il felino sbucasse fuori dai meandri della nuova dimora.

Eppure i dì scorrevano e di Giuliano neanche l’ombra. Da quale pertugio sarà scappato? Chissà se rincaserà? Si sarà perso? Lo avranno investito? Dove si riparerà dal freddo e dalla pioggia? Sono alcuni dei quesiti che assillavano coloro che al micio in questione vogliono bene come ad un figlio. Allertare la polizia in questi casi è considerato troppo, rivolgersi a “Chi l’ha visto” altrettanto, se non addirittura folle, allora ci siamo dati da fare noi di Libero, diffondendo l’immagine di Giuliano e le sue generalità.

Evidentemente l’iniziativa ha funzionato, eccome. Il giorno seguente – e badate bene, non è uno scherzo – dopo due settimane di latitanza in cui il quattro zampe sembrava essersi dileguato ed i suoi avevano quasi consumato la speranza di rivederlo, Giuliano si è presentato alla porta, come se sfogliando il giornale avesse appreso di essere ricercato.

Non è chiaro se sia giunto davanti l’uscio nel cuore della notte o all’alba, fatto sta che alle 7 del mattino il gattone era inchiodato allo zerbino e con aria annoiata ma pure paziente osservava la porticina senza scollarle gli occhi di dosso, quasi fosse stata una scatoletta di paté. Questo raccontano i testimoni, peraltro attendibilissimi.

Giuliano non aveva mica l’aspetto spelacchiato e stremato di chi è stato rapito o ha vagabondato scansando pericoli di ogni sorta e soffrendo la fame. Macché! Piuttosto aveva la medesima facciata di chi è appena atterrato a Malpensa dopo un viaggio a Honolulu e si appresta a riprendere il tran-tran quotidiano abbronzato e rilassato più che mai, o la stessa mollezza di chi è stato in un centro benessere saltando – con piglio felino, si intende – dalla sauna all’idromassaggio. Insomma, era splendido splendente e appariva pure impinguato di qualche etto.

Il manto ramato sfavillava ai primi timidi raggi di sole. Con un peso sul petto la mamma di Giuliano, appena sveglia, dalla finestra rivolgeva la consueta occhiata alla strada ed eccola lì, una macchietta rossa. “Avrò le traveggole. Non può essere lui”, mormorò. Strofinate le palpebre, osservò meglio. No, nessun dubbio. Era proprio Giuliano, immobile di fronte all’ingresso.

La donna si è praticamente catapultata al piano inferiore, tanta era la gioia di accogliere il desaparecido di ritorno all’ovile. Neanche il gatto conteneva la voglia di invadere il soggiorno non appena intravista la signora. Neppure il tempo di socchiudere la porta che Giuliano già era schizzato dentro e, come sono soliti fare i mici allorché intendono esprimere riconoscenza ed amore, spendendosi in una soave danza si strofinava con la schiena inarcata tra le gambe di chi lo aveva cercato ovunque

I felini sono così: decidono loro quando mangiare, dormire, prendersi le coccole, mai che si riesca a farsi ascoltare da questi misteriosi animali, che traggono piacere dal compiere l’esatto opposto di ciò che gli si comanda.

Magari Giuliano è sempre stato nei paraggi e sentiva urlare disperatamente il suo nome sulla via, ma se ne infischiava. O magari addirittura ridacchiava sotto i baffi gongolando per la riuscita del suo brutto scherzo. È noto che i mici adorino giocare a nascondino e saltare fuori all’improvviso. O forse che Giuliano è sloggiato per protesta, al fine di manifestare nella maniera più drammatica e crudele possibile il suo disappunto per il cambio di residenza? I gatti amano questi gesti plateali.

“Mi avete condotto qui, mi avete rotto le palle, ed ora io vi faccio passare le pene dell’inferno, stronzi, inscenando la mia dipartita”, avrà progettato. Le motivazioni che hanno indotto il gattone ad abbandonare il tetto rappresentano un gigantesco enigma. Inoltre resterà oscuro pure cosa abbia combinato nel periodo dell’assenza.

Unica certezza: Giuliano non è fuggito per vivere appassionanti avventure amorose, poiché è castrato e non si fa dominare da certe basse pulsioni. Non è tipo che rincorre le gonnelle. Ha un’amica, questo sì. Una gatta nera con la quale trascina pomeriggi interi abbracciato sul divano, ma finisce tutto lì. Non si può escludere che il micio abbia scelto di esplorare l’area, al fine di comprendere quali opportunità offrisse la zona ad una bestiola come lui, amante degli agi e delle mollezze ma altresì irrimediabilmente selvatica e votata alla caccia.

In casa lo guardano con sospetto, intanto lui sbadiglia e si gira sull’altro fianco. Se qualcuno osa porgergli una carezza, Giuliano si ritrae altero, sgradevolmente sorpreso dall’arditezza di chi ha tentato quel contatto confidenziale. Ci si chiede, arrovellandosi il cervello, dove diavolo sia stato, cosa abbia mangiato nel corso delle settimane da ramingo, in quale anfratto si sia rifugiato per proteggersi dagli acquazzoni, come abbia fatto a passare del tutto inosservato nonché a cavarsela nella giungla urbana, lui che non si fa avvicinare da nessuno.

Bei grattacapi, non c’è che dire. Ma, in fondo, il felino avrà le sue ragioni che la ragione umana non conosce. Perciò i familiari oramai si sono rassegnati: evitano di indagare, di porgergli domande scomode che ne potrebbero urtare la suscettibilità. Conta soltanto che adesso Giuliano sia in salotto, disteso tra i cuscini di seta e di velluto, in attesa di un altro pasto. Allorché ha fatto rientro è stato esplicito: “Pretendo un trattamento 5 stelle Lusso. Altrimenti me ne vado… E stavolta col cavolo che torno!”. 

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Pubblicato su Libero del 16 novembre 2019

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