Nonostante la cancelliera Angela Merkel sostenga che i tedeschi di oggi vivano nella migliore Germania che sia mai esistita, ricca e prospera, e nel resto del mondo il Paese che si trova nel cuore dell’Europa sia preso a modello di un’economia efficiente e in continua espansione, la Germania è attraversata da fratture e spaccature sociali che si approfondiscono di anno in anno.

È vero, i tedeschi hanno il reddito pro-capite più elevato nell’ambito dell’Unione Europea (seguono Gran Bretagna, Francia ed Italia) e non patiscono come noi il dramma della disoccupazione, dal momento che in alcune aree della Nazione è più arduo trovare manodopera che posti di lavoro. Tuttavia, forti sono le disuguaglianze reddituali e di conseguenza sociali, aumentate dalla riunificazione, avvenuta nel 1990, ad oggi.

Codeste disparità si traducono in un divario sempre più netto ed insanabile tra famiglie molto benestanti, le cosiddette élites, la quali detengono mezzi di produzione, industrie medie e grandi nonché una quota di ricchezza maggiore rispetto al resto dell’Europa occidentale, e classi più umili che non possiedono alcunché (40% dei poveri è nullatenente): né casa (soltanto il 45% dei tedeschi è possessore dell’abitazione in cui dimora, tutti gli altri pagano l’affitto), né macchina, né risparmi in banca o nel materasso.

Dunque sussiste in Germania una seria problematica di distribuzione iniqua delle risorse. I tedeschi che permangono nella miseria nera sono oltre 12 milioni su un totale di 82,79 milioni (2018) e rappresentano il 15,5% della popolazione, diminuiti dello 0,3% nell’ultimo anno ma lievitati dell’1% rispetto al 2009. Numeri che fanno impallidire noi italiani, che abbiamo 5 milioni di individui che versano in condizioni di povertà assoluta, pari all’8,4% della popolazione (dati Istat riferiti al 2018). Insomma, nel Bel Paese disponiamo di redditi più bassi eppure, paradossalmente, siamo meno affamati dei teutonici, segno che è meglio avere le tasche vuote in Italia che nella industrializzata patria di Merkel.

Altro elemento che suscita stupore: la quota degli indigenti incrementa soprattutto nella zona reputata più feconda e produttiva, ossia la parte Ovest, mentre essi diminuiscono nella parte Est della Germania, che pure risulta essere più vecchia (24% della popolazione è ultra sessantacinquenne), dato che negli ultimi lustri ha subito una cospicua emigrazione giovanile.

Il mito dell’Ovest della Germania avanzato ed immerso in un benessere generalizzato è dunque da sfatare, in quanto pure da laggiù vi sono ghetti, sacche di povertà, disperazione, ma soprattutto incombe un divario terribilmente ingiusto e stridente tra ricchi sfondati e straccioni. E se tali disparità prima venivano negate, in particolare dai conservatori che sostengono Merkel, oggi sono così evidenti da non potere essere nascoste. Un sondaggio condotto dalla televisione nel 2017 ha messo in luce che la disuguaglianza sociale è percepita come il più grave problema del Paese dopo quello dell’immigrazione e dell’accoglienza.

Insomma, la Germania sarà anche la prima potenza economica in Europa, però è altresì la Nazione in cui vi sono più differenze, contraddizioni ed iniquità.

Articolo pubblicato su Libero il 21 dicembre del 2019

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