Dopo avere sparso sangue in tutta l’Europa, i terroristi islamici continuano a minacciare l’Italia e ad indicare Roma quale obiettivo fondamentale.
Gli italiani si sentono salvi: sono stati risparmianti dai terroristi. I buonisti fanatici dell’accoglienza e dell’integrazione allora sostengono con più forza la necessità di offrire ospitalità a chiunque, di essere gentili, amorevoli, comprensivi, per non urtare la sensibilità degli immigrati che arrivano in massa dall’Africa, potrebbero restarci male, magari arrabbiarsi e vendicarsi.
Siamo già una civiltà fallita perché siamo diventati vili.
È esattamente ciò che vogliono i terroristi. Fa parte della strategia del terrore l’inganno: farci credere di essere salvi, al sicuro, di non correre nessun rischio, per poi colpirci proprio quando meno ce lo aspetteremmo, realizzando il massimo risultato propagandistico, facendo crollare di colpo ogni nostra sicurezza e diffondendo la paura come un virus letale.
È Roma l’obiettivo fondamentale dell’Isis. Gli attentati che ci sono stati fino ad ora sono serviti all’organizzazione terroristica quasi come una sorta di esercitazione, per arrivare poi alla realizzazione dell’attentato a cui qualsiasi milite islamico aspira a prendere parte, in quanto Roma rappresenta, sia per la sua storia che per la presenza della Chiesa, la culla della nostra civiltà e della nostra cristianità, elemento di sfogo mediatico ideale per la propaganda dell’Isis.
Per ora l’Italia è funzionale all’espansione del terrore in Europa, in quanto essa è l’unico Paese che ha fornito e continua a fornire la possibilità di varcare le frontiere europee a chiunque lo desideri. Presto diventeremo anche il territorio ideale in cui compiere stragi, la cassa di risonanza più efficace del messaggio che i terroristi vogliono trasmettere al mondo intero.
E Rumiyah, ossia Roma, si chiama anche una rivista delle organizzazioni terroristiche di matrice islamica, il cui primo numero è stato pubblicato online nel settembre del 2016. Tale titolo appare già come una sorta di minaccia che indica che il prossimo obiettivo, o almeno quello fondamentale, dell’Isis sia proprio la capitale mondiale della cristianità. Il sottotitolo della rivista in questione risulta ancora più sconcertante: “Non ci fermeremo nel nostro jihad se non sotto gli ulivi di Rumiyah”. Insomma, una vera e propria minaccia che, tuttavia, non ci ha impedito di continuare ad accogliere in Italia coloro che arrivano proprio dalle basi logistiche dell’Isis in Nord Africa.
Nonostante tutte le informazioni e le note che la nostra intelligence invia al nostro decisore politico circa la presenza di elementi che fanno capo all’Isis all’interno dei barconi carichi di immigrati, il flusso di clandestini non si arresta e non viene regolato in nessun modo. Una nostra fonte ci informa circa il fatto che già nel 2015 era stata diramata a tutte le forze di polizia una circolare che informava circa il rischio di infiltrazioni di terroristi sui barconi. Ci si chiede come dovrebbero comportarsi le forze di polizia davanti a questa consapevolezza. Il problema sta a monte. Il punto è che qui in Italia questa gente non dovrebbe proprio arrivare.
Anis Amri, autore della strage di Berlino del dicembre del 2016, così come Brahim, l’attentatore di Nizza, provenivano dalla Tunisia ed erano segnalati come soggetti pericolosi. Entrambi avevano ricevuto in Italia un provvedimento di espulsione, che però era rimasto inapplicato. Così sono rimasti sul nostro territorio nel completo anonimato, in incognito, si sono smarriti nel nulla, come migliaia di altri profughi, e hanno viaggiato indisturbati in Europa.
Ormai non è più probabile bensì è acclarato che sui barconi si mimetizzino terroristi appositamente addestrati per colpire in Europa. Non dimentichiamo inoltre che chiunque compia il viaggio verso l’Italia dalle coste del Nord Africa paga cifre consistenti di denaro che finiscono con l’incrementare le risorse delle organizzazioni terroristiche legate ad Al-Qaeda o simpatizzanti dell’Isis. Continuando ad accogliere continuiamo ad alimentare il terrore, il nemico.