A proposito dell’attacco terroristico realizzato a Vienna lunedì in tarda serata, qualche commentatore ha persino parlato di “attentato non riuscito”. Già, perché fare 4 vittime e ferire altre 17 persone, di cui 7 attualmente in bilico tra la vita e la morte, non è poi un gran risultato, questo vorrebbero farci credere. Del resto, siamo abituati a decine e decine di decessi allorché si scatenano i terroristi islamici. Eppure il piano, architettato con meticolosità, risulta pienamente messo a segno: alla paura riguardo la diffusione del contagio e a quella relativa alla crisi economica determinata dalle misure di contenimento del virus adesso si è aggiunto il timore di essere trucidati per strada, all’improvviso, mentre si passeggia o si beve un caffè o si gusta una fetta di torta sacher. L’obiettivo del terrorismo islamico non è soltanto quello di spargere copioso sangue in Occidente, ma anche e soprattutto quello di imprigionarci nel terrore, attuando una manipolazione emotiva in un periodo di estrema fragilità dei popoli europei prostrati dalla pandemia, non lasciandoci tregua e minando così le nostre libertà, che fanno schifo ad una certa cultura integralista la quale le vorrebbe annientare.

Il momento scelto è perfetto e tutt’altro che causale. Adesso i cittadini viennesi, austriaci in generale, così come quelli degli Stati limitrofi, se ne stanno barricati tra le mura domestiche sia per non beccarsi il covid-19 sia per non beccarsi la pallottola degli attentatori ancora in fuga e pronti a scatenarsi nuovamente, i quali sarebbero almeno tre, un quarto criminale è stato ucciso dalle forze di polizia.

Ciò che è avvenuto ieri nel cuore dell’Europa, a Vienna, è la dimostrazione palese di una inversione di tendenza da parte delle organizzazioni terroristiche. Pur non essendo scomparsa la figura del kamikaze, tra i militi del terrore si è ormai affermata una prassi non suicida, che li induce a darsela a gambe levate subito dopo avere attuato l’azione omicidiaria. Non si tratta affatto di un segnale di debolezza. Macché. Si tratta piuttosto di un indizio e di una manifestazione di forza.

Il soldato dello Stato islamico infatti scappa non poiché se la fa sotto, ma per potere ammazzare ancora e, contemporaneamente, al fine di amplificare il più possibile la scia di terrore che si lascia alle spalle, trasformandosi in una mina vagante difficile da intercettare e disinnescare: potrebbe essere ovunque, addirittura in Italia. Come accadde nel caso del terrorista tunisino Anis Amri, autore della strage di Berlino ai mercatini di Natale nel dicembre del 2016. Il ventitreenne riuscì a sfuggire agli agenti tedeschi giungendo fino alle porte di Milano, dove fu fermato e ucciso dagli agenti italiani a distanza di qualche giorno dall’atto terroristico.

È dunque chiusa, o quasi, la stagione degli attacchi suicidari. L’uomo che è stato freddato lunedì sera a Vienna indossava una finta cintura esplosiva, la cui funzione era evidentemente quella di minacciare e allontanare in caso di necessità i poliziotti o chiunque si fosse avvicinato. Al “privilegio” di sfogare le proprie più basse depravazioni con le famose 67 vergini in quel paradiso-bordello di Allah i seguaci armati dell’Isis oggi prediligono restare in vita e seguitare ad uccidere. Ancora e ancora.

Il terrore dunque muta, affina le sue armi, sviluppa spietate strategie, si organizza, ci invade, ci massacra e lo fa nelle nostre città che fino a ieri consideravamo tutto sommato sicure, lo fa nelle viscere della nostra Europa, a Vienna, Parigi, Berlino, Londra, Manchester, Nizza, Copenaghen, Bruxelles, invece noi non mutiamo: restiamo immobili e impassibili. Continuiamo a tenere spalancati i confini, a pretendere di integrare chi ci vuole disintegrare, a sventolare bandiera bianca, a rinunciare alle nostre radici e tradizioni, in una parola, alla nostra civiltà, in nome del “politicamente corretto” e di un conformismo mentale e ideologico che sfocia nella rovina.

Ieri il ministro dell’Interno austriaco Karl Nehammer ha annunciato che verranno rinforzate le frontiere. È tardi, ci verrebbe da pensare. È inutile, ci viene da affermare ove teniamo presente che il suo omologo italiano, ossia Luciana Lamorgese, è fiero del risultato prodotto dal governo di cui fa parte, ossia la cancellazione dei decreti Sicurezza in spregio dell’ex capo del Viminale Matteo Salvini. Ormai i terroristi sono liberi di varcare ogni limite, di insinuarsi e di spostarsi liberamente su tutto il territorio europeo. Il Vecchio Mondo è un continente decrepito, arreso, in lento ed inesorabile declino.

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