Benvenuti in Italia, unico Paese al mondo che coccola chiunque vi giunga illegalmente e che processa coloro i quali, su mandato e richiesta del popolo sovrano, tentino di porre argine a tale prassi illegittima e autodistruttiva che annulla di fatto i confini nazionali. Benvenuti in quella che sembra essere una landa desolata, senza regole e senza ordine, dove gli immigrati con prepotenza mettono piede rifiutandosi categoricamente di adeguarsi alle nostre norme, pure quelle elementari, e dove vengono smantellati i decreti Sicurezza allo scopo di spalancare frontiere già – ahinoi – spalancate. Benvenuti nello Stato dove si infila in tasca al clandestino di turno un foglio di via che gli intima di lasciare la penisola entro una settimana e questi se ne va a zonzo libero e indisturbato, alimentando quel pericoloso e sempre più nutrito esercito di invisibili allo sbaraglio sul quale l’ordinamento non opera alcun controllo.

Da marzo a luglio, in piena emergenza sanitaria e pure economica, dato che i due aspetti vanni a braccetto, abbiamo regalato alla Tunisia la bellezza di 61 milioni di euro, 11 dei quali con l’espressa finalità, come hanno spiegato i ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese in visita a Tunisi lo scorso agosto, di limitare l’esodo in massa dalle sponde tunisine alla volta del Bel Paese (dal primo gennaio ad oggi sono giunti 27.190 extracomunitari, di cui ben 11.195 di nazionalità tunisina). Nel frattempo la Tunisia ci mandava altre migliaia di clandestini e tra questi pure il terrorista che giovedì ha sparso altro sangue su una Francia già troppo insanguinata, colpendo al cuore l’Europa intera, quella Europa ormai tragicamente in declino sotto ogni profilo.

Ebbene sì, è accaduto ancora. E ancora accadrà. Un extracomunitario sbarcato a fine settembre sulle nostre coste e ivi accolto nel giro di un mesetto dal suo arrivo ha trucidato barbaramente tre persone ferendone altre. Una celerità di azione che fa pensare che il ventunenne Brahim Aoussaoui, autore dell’attacco alla cattedrale di Notre-Dame, a Nizza, sia partito dalla Tunisia alla volta dell’Italia proprio per realizzare i suoi propositi criminali: assassinare infedeli trasformandosi in un attimo da perfetto sconosciuto in eroe della Jihad.

Il ragazzo era già radicalizzato, non ci piove. Forse pure i suoi amici i quali hanno viaggiato con lui fino a Lampedusa? Sono anche loro mine vaganti disperse sul vecchio continente? Risulta che dopo la quarantena sulla nave Rhapsody, l’aspirante martire islamista, che ora si trova in terapia intensiva, il 9 ottobre era stato trasferito in un centro migranti di Bari e aveva poi ricevuto il foglio di via per “illecito ingresso in territorio nazionale”. Una pura formalità. Brahim, indagato per favoreggiamento della immigrazione clandestina insieme ad altri suoi connazionali e compagni, era stato lasciato libero. Libero di spostarsi dove gli pare, di fare ciò che gli pare. Persino di ammazzare. Cosa che dopo qualche settimana ha compiuto.

Si sa che Brahim è pervenuto dalle nostre parti intorno al 28-29 settembre. Erano quelli i giorni in cui il ministro degli Esteri Luigi Di Maio era in visita a Casteltermini, Agrigento, dove il 27 settembre in un discorso solenne agli stremati siciliani aveva dichiarato: “I tunisini non hanno alcun diritto di venire in Italia perché non fuggono da guerre o persecuzioni. Chi viene illegalmente sarà rimpatriato”. Ci tocca riconoscere che il pentastellato se la cava nella teoria, purtroppo lascia a desiderare nella pratica. E la cronaca lo dimostra. Abbiamo pagato la tangente a Tunisi, per fare il suo dovere, in cambio di arzilli soldati jihadisti, i quali non vengono affatto rimpatriati. Macché!

La storia di Aoussaoui ci ricorda quella di Anis Amri, tunisino ventitreenne che ai mercatini di Natale di Berlino il 19 dicembre del 2016 fece 12 morti e 56 feriti. Anche Amri era approdato clandestinamente in Italia, dove aveva richiesto asilo spacciandosi per minorenne, e si era radicalizzato nelle nostre carceri, dove quella tunisina è la terza nazionalità per numero di detenuti. Era tunisino altresì l’attentatore che a Nizza, il 14 luglio del 2016, si lanciò contro la folla a bordo di un pesante autocarro: 40 vittime, tra cui 6 italiani, 250 feriti, tra cui 4 italiani.

Si stima che sono circa mille i combattenti tunisini rientrati in patria dalla Siria dal 2011 al 2018. Per sfuggire alla giustizia molti tentano la trasferta in Italia. Nel gennaio del 2019, neppure un anno fa, quindici cittadini tunisini sono stati arrestati in Sicilia poiché membri di una organizzazione che, in cambio di ingenti corrispettivi in denaro, favoriva il trasferimento di connazionali ricercati o condannati dalle coste africane a quelle trapanesi. Importiamo delinquenti a iosa.

E il nostro governo crede di potere risolvere queste allarmanti problematiche tenendo aperti i porti ed elargendo decine di milioni di euro a Tunisi.

Siamo messi proprio bene.

libro ali di burro

Il primo libro di Azzurra Barbuto
A 10 anni dalla prima edizione, la seconda è ora disponibile su Amazon in tutte le versioni

Acquistalo su Amazon