Ci rassicura sapere che Beppe Grillo abbia incontrato Dio, poiché noi avevamo oramai iniziato a credere che il comico fosse convinto di essere il Padre Eterno. In principio fu il verbo, “vaffanculo”. “Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”.
Il genovese creò Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli, Roberto Fico, e, compiaciuto per la sua opera, che definire straordinaria è poco, osservò da lontano i suoi polli spargersi nei palazzi romani annunciando il massacro di quelli che essi chiamano “poteri forti” (nonché l’apertura di tonno in scatola) e segnando l’avvento di un’epoca più giusta. Ogni tanto, dall’alto dei peli e dei palchi, Grillo lanciava segnali alle sue creature.
Messaggi quasi sempre indecifrabili, oscuri, che potevano volere dire tutto e anche niente (propendiamo più per la seconda opzione). Duro interpretarli, soprattutto per Toninelli, il figlio meno provvisto.
Tuttavia, una cosa era chiara: l’odio smodato del garante del M5s nei confronti del Pd e, in particolare, di Matteo Renzi, il quale deve essersi redento poiché oggi è suo interlocutore privilegiato, punto di riferimento, stimato alleato.
Segno o che Grillo è alla canna del gas o che è impazzito. Oppure l’una e l’altra. Sembra soltanto ieri – ah, no, è proprio ieri, in effetti –, quando l’ex segretario dei dem e l’uomo-coscienza dei cinquestelle si insultavano a colpi di post, cinguettii, dichiarazioni. Neanche 10 mesi fa il fiorentino aveva scritto su Twitter: “Beppe Grillo, fai schifo”.
Questi, dal canto suo, dal teatro Diana di Napoli lo scorso gennaio urlava a squarciagola: “Quando mi hanno messo una sonda nell’intestino si vedeva una parte spappolata, Matteo Renzi”. Di queste sparate grillesi ne abbiamo subite a iosa, del resto. Non ci destano più perplessità, dopo che abbiamo visto il M5s allearsi con il Pd nel giro di 48 ore nulla potrà stupirci da adesso in avanti. Tuttavia, sorge il dubbio che il comico non scherzi affatto quando rivela di avere avuto un’apparizione, quella di Dio in persona, se così si può dire. Cioè, riteniamo che egli possa essere davvero sicuro di averci parlato.
Cavolo, quanti brutti scherzi ha fatto il sole quest’anno! Beppe non giocava neanche allorché lo scorso ottobre blaterò davanti alla folla inebetita: “Non ridete, non ridete. Io sono Elevato. Voi siete massa. Voi riuscite a malapena a vivere. Io esisto”. Pure nel 2015 affermò: “Non sono un guru. Chiamatemi l’Elevato”. Sul suo blog Grillo pubblica parabole, come quelle dai titoli “Volano gli avvoltoi”, del 12 agosto, e “La coerenza dello scarafaggio”, del 10 agosto.
E no, non si riferiva alla sua di “coerenza”. Ma l’Elevato si è superato martedì quando ha immaginato che il Padre supremo gli abbia svelato di avere l’impressione che in Italia si abbia paura di un suo ritorno in campo, lui che è “il lessico, il vocabolario della politica e del Paese a partire dal Vaffa-Day”.
Dio continua: “Esiste soltanto un unico, intrecciato, multivariato dominio dell’avidità. Da cosa crede sia mosso il poppante che ciuccia? Dal bisogno forse? No, quella è semplice, essenziale, naturale ed ecologica avidità. Lei ha voluto scambiare la sua sfiducia nell’amore incondizionato nella fiducia in un equilibrio mondiale”. Da queste parole si evince che Beppe potrebbe sentirsi deluso da Gigino Di Maio, il quale si è impuntato per avere a tutti i costi la poltrona di vicepremier nel governo Conte-bis, mosso unicamente dalla sua smania di potere. Come un bimbetto dell’asilo il ministro del Lavoro ha preteso pure il Viminale, dal quale classe e tatto, che non possiede, avrebbero dovuto tenerlo lontano. Invece no, Luigino vuole copiare Salvini, credendo che sia sufficiente avere il dicastero dell’Interno per recuperare consensi.
Anzi, più che deluso, Grillo appare nauseato. E questo ultimo articolo visionario diffuso sul suo portale risulta essere un vero e proprio addio, l’annuncio di un clamoroso ritiro, affinché il caos si scateni ed ognuno dia il peggio di sé. Il genovese si defila. Non sapendo più che pesci prendere. Insomma, si è rotto le balle.
Suggerisce Dio a Beppe: “Ora, faccia rientrare i vaffanculi, lasci che il mondo torni alle sue piccole diplomatiche faccende, smetta subito di interferire con le primordiali leggi della dicitura e lasci ad ognuno la sua mediocrità”. Consiglio saggio, senza dubbio. Dio è Dio, non c’è che dire. È un Grillo questo che ci ha creduto sul serio. Forse è stato lui l’unico di tutto quanto il movimento a crederci davvero. Davide Casaleggio ha da guadagnarci e perderci in termini economici. Grillo no. Grillo ci ha messo il cuore. Dobbiamo riconoscerlo. Ed ora che il pasticcio è fatto, che le cose sono talmente intricate da essere inestricabili, da fare non c’è più nulla. Dunque, tanto meglio mollare tutto alla deriva.
E vaffanculo!
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Articolo pubblicato su Libero il 29 agosto 2019