Ieri, giovedì 3 febbraio 2022, il neo eletto presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tenuto il suo discorso di insediamento, ottenendo un totale di decine e decine di minuti di applausi tra una affermazione e l’altra. In effetti, il capo dello Stato è stato impeccabile, soprattutto quando ha richiamato parole quali “uguaglianza” e “dignità”. Ed è proprio in virtù di questi valori che oggi intendo sottoporre alla generale disattenzione un piccolo gigantesco caso, ovvero la condizione di discriminazione in cui versano, anzi alla quale sono condannati, in Italia i guariti da un morbo terribile, ossia il cancro.

Che sfida, anzi che battaglia hanno combattuto e vinto! Ma la guerra non è finita, perché quasi un milione di cittadini che hanno superato questa malattia vengono ogni dì discriminati, trattati da persone di serie B, considerati morti che camminano, anzi individui con un piede già nella fossa, se non addirittura due. Essi, infatti, non possono ottenere l’accesso al credito, cioè un mutuo per acquistare il tetto, si vedono negata l’assunzione, non gli è riconosciuto il diritto di adottare un figlio, non possono stipulare una assicurazione sulla vita, dato che dalla compagnia non è ritenuta cosa conveniente assicurare la pelle di un soggetto che si accinge a crepare. Insomma, si dà per scontato che chi ha patito il tumore ne abbia presto un altro o abbia poche chance di durare. E questo non fa che creare malessere nonché un profondo senso di ingiustizia in quanti hanno affrontato l’inferno della malattia.

Ci auguriamo che Mattarella intervenga su questo e che la società tutta si sensibilizzi riguardo tale tema, affinché mai più un ex malato di cancro subisca un trattamento differenziato rispetto ad un essere umano che non si sia mai confrontato con problematiche di salute di questo genere.

Il tumore, che non è una colpa, purtroppo può capitare a ciascuno di noi. Ciò che non deve assolutamente capitare è che la malattia diventi a vita un marchio per distinguere chi può godere di certi diritti e chi non può.

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