Soltanto nel 2021 abbiamo contato 1.404 decessi per infortuni sul lavoro (Osservatorio nazionale indipendente sui morti del lavoro, Carlo Soricelli), ovvero quasi quattro trapassi al giorno, circa uno ogni sei ore. Tutto questo nonostante il fermo di numerose attività produttive a causa della epidemia. Da questo conteggio sono esclusi i decessi per casi di coronavirus ma sono inclusi i lavoratori in nero che hanno perso la vita mentre cercavano di procurarsi il pane, lavoratori esclusi invece dalle statistiche dell’Inail.

Dal 2008, anni in cui l’osservatorio è stato fondato, non soltanto non è stato registrato alcun progresso ma si è verificato addirittura un peggioramento della condizione dei lavoratori, considerando che gli incidenti mortali sono cresciuti del 9%. Eppure lo Stato in questi lustri ha investito miliardi di euro nella sicurezza. È evidente che ciò non basta e che è sempre più diffusa una mentalità di sfruttamento di operai e impiegati, la quale non contempla la loro protezione.

Del resto, oramai parliamo soltanto di divieti e non più di diritti. Sul lavoratore incombono una serie di obblighi, tra cui quello di vaccinarsi per evitare la sospensione, di tutele non si interessa nessuno. Indicativo a questo proposito è anche il fatto che ci occupiamo e preoccupiamo quotidianamente dei caduti per coronavirus, divorando bollettini quotidiani in cui vengono inseriti anche morti positivi e non solamente morti a causa del corona, mentre i morti sul lavoro vengono ignorati, passano in secondo piano.

Il sacrificio di questi ultimi non è utile alla narrazione terroristica volta al controllo della collettività mediante una serie di proibizioni sempre più irrazionali e di imposizioni sempre più soffocanti e incostituzionali. Un operaio precipita dalla gru? E chi se ne frega! Un altro resta schiacciato da tonnellate di materiale? E vabbè, che importa?

Intanto ogni dì leggiamo sui quotidiani le storie di qualche non vaccinato che si dice pentito e rinsavito o di qualche non vaccinato spentosi a causa del virus. Storie raccontate in funzione della propaganda vaccinale, per avvalorare le posizioni muscolari del governo, per indurre sulla quella che si ritiene la retta via il lettore trattato da imbecille da redimere, da curare, da salvare da se stesso. I giornali si ritengono depositari di una morale indiscutibile e credono di avere appunto il compito di moralizzare la popolazione.

Intanto, anche oggi, in questo stato di collettiva disattenzione e indifferenza raccoglieremo i nostri morti di serie B.

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