I pescatori tunisini non si limitano a raccogliere pesce nelle reti, bensì traghettano “merce”, proprio così la chiamano, da una sponda all’altra del Mediterraneo. Si tratta di un carico di centinaia di esseri umani, chiuso sotto coperta. I pescherecci trainano gommoni o altre imbarcazioni più piccole e, ormai in prossimità delle acque territoriali italiane, trasbordano la merce umana sugli altri natanti e l’abbandonano così alla deriva, rincasando in Tunisia dopo avere concluso con successo la redditizia missione.

Trovandosi ormai all’interno delle acque italiane interviene la guardia costiera che deve condurre a terra i clandestini. In queste ore un peschereccio tunisino dedito a questo tipo di attività criminale è stato intercettato in acque territoriali nostrane e scortato fino al porto di Lampedusa dalle autorità. Era gremito di clandestini di ogni età, che alla fine hanno centrato il loro obiettivo: raggiungere il Bel Paese per vie non legali.

La Tunisia non è un Paese in guerra, eppure la prima nazionalità dei migranti che approdano in Italia risulta essere proprio tunisina. E si parla ancora in modo improprio di “profughi”. Dal primo gennaio di quest’anno ad oggi abbiamo accolto oltre 4 mila cittadini tunisini, nonostante l’emergenza sanitaria.

Il Paese del Nord Africa, dal canto suo, non fa nulla per contenere questa emigrazione illegale, anzi sembra ben felice di liberarsi di individui che spesso sono galeotti o creano fastidio in patria. Eppure, sebbene fossimo alle prese con la gestione dell’epidemia e non fossimo in grado di spendere risorse che andavano semmai concentrate in casa, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in primavera ha donato alla Tunisia 50 milioni di euro. Questa non ci è grata e non ha alcuna intenzione di esercitare un controllo efficace su trafficanti di esseri umani e migranti che partono dalle sue coste. Paghiamo e accogliamo.

Inutile sollecitare il capo della Farnesina ad intervenire. Da quando si è insediato il governo giallorosso gli sbarchi sono aumentati e continuano a diventare sempre più massicci, quantunque l’epidemia imperversi proprio nei Paesi di provenienza degli immigrati, che si rivelano sovente positivi al coronavirus.

Ormai i tunisini sanno che in Italia e dell’Italia possono fare quello che gli pare.

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