I più grandi alleati di Matteo Salvini, come di Giorgia Meloni, sono senza dubbio i cinquestelle. Da anni più questi ultimi scendono nei sondaggi più i primi crescono. Prima delle elezioni del marzo 2018, i pentastellati ci sembravano invincibili, compatti come una testuggine romana, amati dagli elettori che ancora non li conoscevano. Era necessario che governassero affinché lacune, debolezze, limiti e contraddizioni emergessero con prepotenza facendo apparire i grillini per ciò che sono: un gruppo di disoccupati che hanno tentato la carriera politica non ravvisando altre chance, eccessivamente convinti di loro stessi, come tutti gli ignoranti che si rispettino.
Prendiamo Luigi Di Maio, uno che non sa neppure che Matera è collocata in Basilicata e non in Puglia ma che pure è a capo della Farnesina, mentre vendeva bibite allo stadio, sognava di dirigere il Paese, pur non avendo né arte né parte, e ce l’ha fatta. La fiaba di Cenerentola adattata ai tempi moderni. Prova che i sogni a volte si avverano, peccato che possono trasformarsi in un incubo per milioni di persone.
La realtà è complessa, non banale come i cinquestelle la descrivono, eppure essi non si rassegnano a semplificarla. La miseria? Si abolisce con un decreto. Così come la pandemia. È sufficiente tapparsi in casa per mesi e mesi. Come si solleva il Pil? Basta accendere i condizionatori in estate (Barbara Lezzi docet). Cinque milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà? Ok, allora forniamo loro un reddito universale per nascita. Insomma, paghiamole perché hanno fatto lo sforzo di venire al mondo.
I pentastellati volevano scardinare la cosa pubblica come una scatoletta di tonno e sono finiti con il diventare i garanti del vecchio ordine. Va da sé che tale visione infantile delle cose sfocia in una maniera altrettanto puerile di affrontare ogni genere di problematica. Secondo i grillini, ciò che serve per amministrare e governare bene è nient’altro che l’onestà e non anche la competenza. Ed i danni che codesta mentalità ha generato stanno sotto gli occhi di tutti. Sia a Roma che nel resto del Paese.
Si scagliavano contro i tecnici e ora si affidano al comitato tecnico-scientifico per decidere riguardo le nostre esistenze, delegando ad un club di sconosciuti responsabilità che sono proprie di chi governa. E come se non bastasse hanno creato dal nulla decine di task-force, ossia di gruppi di esperti, chiamati a pronunciarsi su tutto lo scibile umano. I figliocci del comico Beppe Grillo tuonavano: “Mai più premier calati dall’alto”.
E poi ci hanno imposto Giuseppe Conte, per due volte consecutive, individuo che non è mai passato per le urne. Lo hanno scelto i dirigenti del movimento e ce lo hanno piazzato lì. Ritenendo che potessero uccidere, i grillini erano contrari ai vaccini, giusto per usare un eufemismo, e ora Grillo ed i suoi ci avvertono che solo il vaccino ci salverà.
Giuravano che avrebbero moltiplicato i posti di lavoro, come Gesù fece con il pane e i pesci, ma hanno accresciuto la disoccupazione. Quasi il 100% di coloro che percepiscono il sussidio non ha trovato un impiego e chi lo aveva trovato lo ha perduto a causa di questa nuova crisi economica conseguente ad un blocco in cui il governo ci vuole tenere impantanati, impedendo ai commercianti di riaprire le loro attività, dopo due mesi di chiusura forzata, persino nelle provincie che presentano un indice di contagio pari allo zero.
Insomma, i cinquestelle, che avevano annunciato nell’autunno del 2018 l’abolizione dell’indigenza, l’hanno ingigantita, rendendo disoccupati pure i piccoli e medi imprenditori che restavano a galla. Ci avevano altresì promesso che avrebbero favorito la rinascita del Sud. Però lo hanno affossato. Volevano la dittatura del popolo ma hanno instaurato la dittatura di Conte, il quale, sebbene abbia tentato più volte di proporsi quale soggetto indipendente rispetto al Movimento, è e resta un prodotto di esso.
Ed è così che si è eroso, neanche troppo lentamente, il consenso di cui godevano i sudditi di Davide Casaleggio, che sono precipitati nei sondaggi. Essi non erano né destra né sinistra, né carne né pesce, e lo rivendicavano con fierezza. Poi, una volta insediatisi nei palazzi, sono diventati camaleontici pur di restare attaccati alla poltrona, riuscendo a stare insieme un giorno con la Lega, il giorno seguente con Nicola Zingaretti.
Il che non è sintomo di duttilità, bensì di incoerenza, opportunismo e confusione mentale. Durante il governo gialloverde Gigino ed i suoi erano sovranisti, lo stesso Conte si definiva orgogliosamente sovranista, e lo faceva alle Nazioni Unite poche settimane dopo la prima nomina a presidente del Consiglio. Appena istituitosi il concubinaggio giallorosso, invece, Giuseppi ed i pentastellati sono diventati filoeuropeisti, ecologisti, pro-accoglienza, globalisti, andando più a sinistra delle loro stesse intenzioni.
Il movimento ha disperso preferenze a causa della sua irrimediabile ipocrisia. Alessandro Di Dibba ha chiamato noi giornalisti “puttane e pennivendoli”. Eppure a noi sembra che la vera prostituzione sia quella esercitata dal Movimento, il quale sta un po’ con uno e un po’ con un altro, il tutto per mera convenienza.
Condannavano il lavoro nero, dopo si è scoperto che i genitori di Dibba e altresì quelli di Di Maio non lo disdegnavano per niente, come neanche Roberto Fico, presidente della Camera, che nella abitazione napoletana dove abita per qualche giorno alla settimana con la compagna godeva della collaborazione domestica di una colf senza contratto.
Ci hanno ripetuto per anni che il Pd fosse il male dell’Italia, poi si sono alleati proprio con i dem. Si opponevano agli sbarchi continui di immigrati, adesso vogliono processare Salvini per avere fermato gli sbarchi allorché ricopriva la carica di ministro dell’Interno nell’esecutivo gialloverde.
La ricetta politica grillina, basata sull’approssimazione e la faciloneria, è stata un fallimento cosmico. Pure il cavallo di battaglia del movimento, ossia il reddito di cittadinanza, costituisce un flop che ci ha dimostrato che non basta regalare la mancetta ai cittadini per acquistarne il consenso. Infatti, i cinquestelle hanno perso voti soprattutto in quel Mezzogiorno tradito che ha ottenuto l’esiguo sussidio e nient’altro. Del resto, chi aspirerebbe a campare di assistenzialismo? La gente ha fame di lavoro, mica di elemosina. Ed ecco un’altra aspettativa delusa: anziché nuovi occupati, i grillini hanno fabbricato nuovi assistiti.
Articolo pubblicato su Libero il 4 maggio del 2020