Di esse sappiamo niente di più di ciò che conoscevamo centinaia di anni fa, ossia dove vanno, tuttavia continuiamo ad ignorare come facciano ad arrivarci. Le rondini migrano non soltanto per il bisogno di garantirsi approvvigionamento di insetti, di cui sono ghiotte e che catturano e divorano volando, ma pure per rincorrere la luce: allorché le giornate dalle nostre parti cominciano a divenire più corte, ossia a settembre, questi esili ed eleganti uccelli si preparano a spiccare il volo al fine di affrontare un lungo e faticoso viaggio che li condurrà dal Nord al Sud del mondo, dall’Europa al Sud Africa, dove pervengono in prossimità del Natale, dopo avere sorvolato la Francia, la Spagna, lo stretto di Gibilterra, il Marocco, la valle del Nilo, e ancora immense distese di sabbia e di acqua su cui orizzontarsi è estremamente difficile.

Se l’homo sapiens sapiens, il quale padroneggia la tecnologia e le scienze ed è persino sbarcato sulla Luna, necessita del navigatore satellitare per muoversi pure all’interno della sua città, le rondinelle navigano i cieli sia di giorno sia di notte percorrendo ad ogni transumanza circa 11 mila km con un ritmo di 322 km al dì pur non avendo tra le zampe cartine geografiche, mappe, bussole né godendo di collegamenti con ipotetiche torri di controllo.

E lo fanno nonostante le intemperie, le tempeste, il vento, mantenendo costantemente la rotta ad una velocità di circa 50 km orari (non di più per non strapazzarsi troppo, quindi per dosare le forze) in direzione del luogo per cui palpita il cuore: casa. Ogni primavera volgono al medesimo nido, quello che hanno lasciato vuoto sei mesi prima. Questo vuol dire che codesti pennuti, come tutti quelli migratori, sempre tengono bene a mente dove sono collocati esattamente, verso quale meta si stanno dirigendo nonché quanto tempo impiegheranno per giungervi.

Ecco perché il senso dell’orientamento delle rondini è qualcosa di miracoloso oltre che di misterioso. Un indizio, o una vera e propria prova, della esistenza di Dio. Peraltro, esse durante il viaggio non si fermano mai: dormono, bevono, mangiano, sia accoppiano mentre sono sospese tra le nuvole. 

Un tempo si credeva che l’abbandono precoce dei nidi da parte delle rondini preannunciasse lo scoppio di una epidemia. Insomma, l’assenza di codesti volatili si riteneva recasse sciagura. Eppure, nella primavera del 2020, nonostante l’Europa fosse nella morsa di un temibile virus, le rondini sono riapparse, puntualissime, come accade da migliaia e migliaia di anni.

Del resto, copiosi sono miti, leggende e superstizioni sul loro conto. Forse anche perché stretto è il legame tra esseri umani e rondini, le quali, abilissime costruttrici, edificano i loro rifugi a forma di coppa servendosi di fango, erba e saliva (e di soffici piume per la parte interna) sulle facciate o sui tetti di fabbricati, palazzi, casolari, stalle, prediligendo senza dubbio la campagna eppure non disdegnando le aree urbane. Segno che tali pennuti, tutto sommato, conservano un ottimo rapporto con la nostra specie, la quale uccide quasi tutti gli abitanti del creato ma preserva le rondini.

La vicinanza tra queste ultime e noi umani è messa in luce nelle favole di Esopo, come quella in cui una rondinella tenta di convincere un usignolo a comporre il covo sotto una tettoia, inducendolo insomma a vivere a stretto contatto con i bipedi. Pure Jean de La Fontaine ha scritto della rondine, descrivendola quale viaggiatrice indefessa e di lunga esperienza, la quale dispensa la sua saggezza agli uccellini che tuttavia si rifiutano di prestarle ascolto.

Ma è con Giovanni Pascoli, nella struggente poesia “Dieci Agosto”, che il connubio tra rondine e uomo diviene totalizzante. La prima si fa umana. Si tratta di qualcosa di più di una similitudine o di una analogia. Il volatile, in questo caso, incarna, anzi è, il padre del poeta che rincasando dai suoi piccoli viene ammazzato. 

“Una rondine non fa primavera”, fu Aristotele a vergare la frase che si tramutò in uno dei proverbi più conosciuti, il quale ci sprona a non fidarci delle apparenze, dunque ad essere prudenti. Ritroviamo la presenza di tali volatili incisa in ogni grande civiltà. Nidificando sui tetti, per i Romani le rondini erano protettrici delle abitazioni e di conseguenza pure di coloro che le occupavano. Di contro, sacrificarle o abbatterne il nido si narrava procurasse dispiaceri e malasorte.

Per i Greci, questo uccello leggiadro era simbolo di avvenenza, quindi un dono di Afrodite. In effetti, bellissima è la rondine con la sua caratteristica coda lunga e biforcuta, il becco piccolino, il dorso scuro dai riflessi blu metallici. Gola e fronte sono di colore rosso, il petto è bianco. Essa ha una lunghezza di circa 15-20 cm e una apertura alare con un’estensione di 30-35 cm. Ed è incredibilmente leggera, pesando non più di 20 grammi.

Gli egizi reputavano la rondine una sorta di tramite tra il regno dei vivi e quello dei morti. E se per il cristianesimo la colomba simboleggia pace e purezza, la rondinella invece rappresenta la resurrezione, dunque la rinascita, ossia il ritorno alla vita. Sono soprattutto i contadini a considerarla sacra poiché essa indica la ciclicità delle stagioni, quindi del tempo.

Mentre per i fanciulli il volo di queste virgole nere nell’azzurro annuncia ufficialmente l’avvento della primavera, ossia il risveglio di flora e fauna: la rondine si ripresenta perché l’inverno è alle spalle o l’inverno è alle spalle perché è ricomparsa la rondine. Ognuno adotti il proprio punto di vista. Persino nella tradizione orale scandinava vi è traccia di tale augello. Si racconta infatti che uno di essi si posò sulla croce per dare conforto a Gesù.

Le rondini sono solitarie, monogame e di solito fedeli. Sebbene talvolta scelgano di campare vicine, magari in nidi posti uno accanto all’altro sotto una grondaia, ognuna mantiene il suo appartamento individuale e riservato. Ed è lì che la femmina depone 4-5 uova (sia in primavera che in estate avanzata) e le cova per circa 11-20 giorni.

I pulcini vengono alimentati da entrambi i genitori e dopo 20 giorni dalla nascita sono pronti a spiccare il volo. La esistenza media delle rondini è breve, circa 4 anni, tuttavia intensa. Forse resterà in eterno un enigma ciò che spinge la rondine ad affrontare pericoli, fatiche e avventure per tornare al suo nido. Chissà se si tratta di nostalgia di casa!

Certo è che la rondinella, che non si poggia quasi mai a terra, ci esorta a librarci al di sopra delle cose terrene, a superare i nostri limiti, volando sempre alto.

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Articolo publicato su Libero del 7 maggio 2020 

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