di Daniele Martignetti

“Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi avverto, quando i grandi del mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia… È il segnale, è infallibile… È con l’amore che comincia”. Il celiniano postulato in Voyage ben si confà alle smanie protagoniste del multimiliardario inventore sudafricano Elon Musk che, dopo aver lanciato nello spazio il razzo Falcon 9 con a bordo due astronauti NASA in un colonialista quanto progressista sogno di conquistare Marte il mese scorso, sembra averci preso gusto nel superare i limiti del possibile, puntando ora anche alla terrestre Casa Bianca.

Pochi giorni fa il fondatore di Tesla s’è fatto fotografare alla destra del noto rapper Kanye West la cui candidatura alle presidenziali, stando ad un suo post su Twitter, è pressoché certa: “Dobbiamo ora realizzare la promessa americana affidandoci a Dio, costruendo e unificando il nostro futuro. Mi candiderò per diventare Presidente degli Stati Uniti d’America”.

L’amicizia tra i due non è nuova, e già nel 2015 il Ceo di Space-X definiva il rapper come “Un pensatore costante. Vorrebbe che tutti andassero sempre oltre i propri limiti”. Il supporto di Elon sarà di diverse centinaia di milioni di euro, in un’operazione tutt’altro che scontata. Il pretoriano c’ha da sempre abituati a grandi risultati, e la sua perseveranza negli obiettivi potrebbe rivelarsi la vera sorpresa elettorale nelle presidenziali di novembre.

Mentre infatti le emittenti Dem sono concentrate sul supportare in toto l’ex vice- presidente dell’amministrazione Obama Joe Biden, che stando ai sondaggi di Fox News avrebbe un vantaggio sull’antagonista Trump di circa nove punti percentuali, potrebbe palesarsi l’idea di una terza posizione apartitica sull’onda antirazzista del Black Lives Matter apparentemente capace a raccogliere l’intero elettorato afroamericano. E chi meglio di rapper nero per rappresentarli?

La normativa elettorale statunitense prevede difatti tre soli elementi per la candidatura: trentacinque anni compiuti, residenza nei confini degli States da almeno quattordici anni, esser nati negli USA; l’affiliazione ad un partito non è condicio sine qua non, e tale sembra la via che West perseguirà. Agosto diverrà fondamentale per testare la gittata dei candidati, col neo-uscente presidente che perde colpi.

Come se non bastasse, in meno di trenta giorni, ben due libri contro il tycoon: dal suo ex consigliere John Bolton – In the room where it happened, 2020 – che lo accusò di complottismo con gli alti papaveri cinesi alle imputazioni di sociopatia e narcisismo di sua nipote Mary – Too much and never enough – è stato un attimo, e l’amico di Briatore, che da sempre si vanta di aver creato celebrità come l’ex moglie Ivana, deve, ora più che mai, ricreare la celebrazione del suo personaggio.

D’altro canto, la crisi mondiale del covid-19 e le accuse di Trump ad una parte del governo cinese hanno rimodulato i centri di potere, vedendo sempre più miliardari della Silycon Valley schierarsi per la salvaguardia dei diritti dei meno abbienti. Dalla filantropia sanitaria di Bill Gates che vuol vaccinarci tutti al fondatore di Amazon Jeff Bezos, sono sempre più le personalità della libera imprenditoria intenzionate a dirigere l’umanità verso nuovi orizzonti. E Elon Musk sembra voglia partire proprio dalla manipolazione d’una società americana improvvisamente ripiombata in un sessantottino clima per i diritti degli afro. 

Daniele Martignetti

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