Indurrebbe i professori uomini a soffermare lo sguardo dove non dovrebbero, magari suscitandone fantasie o appetiti indecenti in un luogo in cui devono regnare diligenza e serietà, per questo la minigonna è stata messa al bando dalla vicepreside del liceo classico e scientifico Socrate di Roma. La docente ha raccomandato alle studentesse dell’ultimo anno di non recarsi a scuola a gambe scoperte in quanto, non essendo ancora giunti gli agognati banchi promessi dal commissario Domenico Arcuri e permanendo sedute senza paraventi che ne occultino debitamente le grazie, le fanciulle resterebbero esposte, alla mercé degli occhi indiscreti e lussuriosi dei discenti di sesso maschile, che – come ha spiegato la vicepreside – “cadono” (sic!) proprio là.
Insomma, noi donne non dobbiamo provocare gli uomini. Punto. Applaudono gli estremisti islamici. Quindi meglio coprirsi, non soltanto naso e bocca allo scopo di scongiurare la diffusione del corona, ma pure gli arti inferiori al fine di non eccitare il genere opposto. E perché non introdurre l’uso del burqa al posto del grembiule, già che ci siamo? Invece di progredire, evolverci, civilizzarci, regrediamo. Ed eccoci piombati in un baleno negli anni Sessanta, quando la gonna corta, capo che aveva appena esordito nel guardaroba di lei e destinato a non passare mai più di moda, destava ancora scandalo e faceva storcere il naso alle vecchie dame, le quali non potevano più permettersela, e ai vecchi signori, i quali temevano la libertà del gentil sesso.
Perché, sebbene possa essere emancipata pure una signorina con il gonnellone, non vi è dubbio che il poter scegliere se mettere a nudo le cosce o meno, cosa indossare e cosa no, costituisce una forma di autonomia la quale c’è stata negata troppo a lungo e che tuttora viene preclusa a milioni di signore nel mondo. Così, mentre le giovani islamiche in diverse parti del globo manifestano rivendicando il diritto alla minigonna, anche a costo della vita, in un istituto scolastico della capitale d’Italia alle adolescenti viene ordinato di soffocare la pelle. Ovviamente le ragazze non si sono adeguate ai dettami stilistici e morali della vicepreside e il quarto giorno di scuola si sono presentate in classe a gambe scoperte, in segno di protesta. Una rivolta organizzata in tempi celeri attraverso i social network e il cui slogan è “non è colpa nostra se gli cade l’occhio!”.
Nei giorni scorsi una contestazione analoga è stata registrata in Francia, dove in alcune scuole sono stati proibiti determinati indumenti reputati provocanti, quali top corti, magliette aderenti, gonne o pantaloncini succinti, e a chi li portava è stato impedito l’ingresso in aula. La motivazione addotta a sostegno del “divieto di nudità” non riguarderebbe in maniera esclusiva l’etica, ma altresì la salute: un certo tipo di abbigliamento andrebbe evitato non solo “per non eccitare i maschi” ma pure per non rischiare il contagio da covid-19. Insomma, il corona potrebbe sentirsi provocato ed attaccare la giovane troppo scollata. Sì, la cosa fa ridere, lo sappiamo. Ma il virus non avrebbe dovuto migliorarci? Per ora ci ha resi persino più bacchettoni.
È bastato imporre l’obbligo della mascherina per estendere codesta costrizione anche ad altre parti del corpo, ovviamente quello femminile, da sempre demonizzato forse poiché più bello rispetto a quello maschile, o forse – semplicemente – per privare la donna della facoltà di essere padrona di se stessa e della sua fisicità. Una libertà che da sempre spaventa sia gli uomini sia le signore che non sono abituate all’indipendenza e quindi ne hanno paura.
Sebbene l’emancipazione del nostro genere non passi dalle gambe bensì dal cervello, è assodato che la minigonna assurga a simbolo sia delle lotte per la parità sia della indipendenza della donna moderna, la quale oggi, in Occidente (altrove viene ammazzata per avere osato tanto), può uscire di casa con il pantalone ampio o quello strizzato addosso, con le ballerine o il tacco alto, con la gonna al ginocchio o appena sotto il sedere. E guai a chi metta in discussione questo diritto, per quanto possa apparire banale, sia costui maschio o femmina. E guai pure a coloro che sono pronti in qualche modo ad assolvere lo stupratore o il molestatore puntando il dito contro colei che ha le ginocchia ignude.